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Pubblicato il 18.01.2022

L’editoriale di ClicLavoro Veneto: il settore turistico veronese tra ripartenza e cambiamento

Nella ricerca promossa dalla Fondazione Toniolo e realizzata in collaborazione con Veneto Lavoro, il futuro del turismo nell'era post-Covid tra occupazione, percorsi professionali e valorizzazione delle risorse umane


È sicuramente sotto gli occhi di tutti come il turismo sia diventato, soprattutto negli ultimi anni, un settore in costante e rapido mutamento, caratterizzato da nuovi processi e tendenze, con cui anche il territorio regionale veneto deve confrontarsi costantemente e da cui non si può prescindere se si vuole ragionare in termini di sviluppo del capitale umano.

La ricerca realizzata in collaborazione con la Fondazione Toniolo, prendendo le mosse dalla constatazione delle numerose situazioni di difficoltà generate dalla recente emergenza sanitaria per gli operatori e i lavoratori impiegati nel comparto turistico veronese, si è posta l’obiettivo di arrivare alla definizione di un dossier conoscitivo, una sorta di “cassetta degli attrezzi per le policy”, individuando asset strategici su cui puntare non tanto per invertire determinate dinamiche o stravolgere degli assetti ormai consolidati del settore, ma piuttosto per poterli rendere più sostenibili e di qualità, generando un cambiamento positivo anche grazie alla spinta della ripartenza post-pandemia. Attraverso le testimonianze dirette dei lavoratori e degli operatori del settore, si è cercato dunque di analizzare la struttura e l’organizzazione del settore turistico veronese, in particolare ciò che concerne le modalità organizzative che lo contraddistinguono; le questioni chiave riguardanti il potenziale attrattivo in termini di risorse umane e percorsi professionali; l’impatto della tecnologia e dei processi di innovazione.

Ne è emerso un quadro complesso, sfaccettato, non privo di qualche contraddizione, ma allo stesso tempo ricco di spunti di riflessione che meritano di essere compresi e approfonditi, per prepararsi al meglio al futuro.

È indubbio che in provincia di Verona quello turistico fosse già prima della pandemia un settore in rapida espansione, sia per quanto concerne la domanda che l’offerta turistica, con evidenti riverberi anche sulle dinamiche occupazionali. Ma l’insorgere dell’emergenza Covid-19 ha determinato una brusca interruzione: la domanda di lavoro, soprattutto quella di carattere temporaneo e stagionale, si è sostanzialmente azzerata in alcuni periodi dell’anno, erodendo anche la crescita registrata in quelli precedenti, e solo nei mesi estivi del 2021, con un vistoso effetto rimbalzo, il numero dei reclutamenti è tornato ai livelli del 2019.

Provato dalla pandemia e dalle pesanti penalizzazioni subite nel corso dell’ultimo biennio, il settore si trova ora, ancora una volta, a dover affrontare il problema della mancanza di risorse umane e professionalità indispensabili per il suo buon funzionamento. Questa nuova crisi ha messo in luce (o richiamato l’attenzione) sulla debolezza del modello di sviluppo che fino ad oggi sembra aver orientato la crescita del settore, in particolare con riferimento alla capacità di generare occupazione stabile, di adottare strategie inclusive e di attivare percorsi di rafforzamento delle risorse umane.

Gli effetti della pandemia si faranno sentire per anni, ma allo stesso tempo la crisi rappresenta una sfida da affrontare per migliorare risorse, professionalità e competenze, e per accelerare i processi di innovazione, sostenibilità e digitalizzazione del settore. Ciò che possiamo fare è intervenire e cercare di riparare ciò che si è inceppato, oppure elaborare delle strategie di adattamento, per evitare che si ripropongano in futuro nuove minacce e situazioni di rischio.

Le parole chiave sono attrattività, flessibilità, formazione, responsabilità e governance.

Attrattività non solo nel senso di attrattività dei luoghi, ma quale capacità di attirare e trattenere i lavoratori in un settore dal grande potenziale, ma che spesso viene identificato in termini professionali come occupazione temporanea e transitoria. In tale contesto, la formazione (iniziale e continua) rappresenta sicuramente uno strumento per mantenere i lavoratori legati al settore, perché permette di accrescere e preservare le professionalità. La flessibilità, elemento indispensabile per il settore turistico, non dovrebbe tradursi in motivo di precarietà o instabilità ma piuttosto configurarsi come un’opportunità per migliorare l’organizzazione del lavoro. Per far sì che ogni meccanismo funzioni bene, risulta poi importante che tutte le parti del sistema agiscano nell’ottica della responsabilità sociale del territorio, intesa come insieme di azioni socialmente orientate alla comunità territoriale. In termini di governance, infine, emerge la necessità di fare rete, coinvolgendo tutti i soggetti pubblici e privati nell’adozione di politiche mirate e condivise, superando le criticità che anche questa ricerca ha portato alla luce.


Letizia Bertazzon, ricercatrice Veneto Lavoro


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