Publicador de contenidos

Pubblicato il 01.12.2025

Editoriale ClicLavoro Veneto: i principali indicatori del mercato del lavoro del Veneto

Il Direttore di Veneto Lavoro Tiziano Barone analizza dati più recenti e tematiche più attuali dell'occupazione in Veneto, tra sostenibilità del mercato del lavoro, polarizzazione, mismatching lavorativo, dinamiche demografiche, cura del capitale umano, competitività territoriale e welfare

 

Nei primi dieci mesi del 2025 (dati Bussola di Veneto Lavoro novembre 2025) il bilancio del mercato del lavoro dipendente privato in Veneto è positivo per +41.500 posizioni di lavoro, ma si conferma al di sotto di quello dell’analogo periodo dell’anno precedente (+55.400 unità). Il singolo mese di ottobre, come ogni anno, segna un bilancio nel complesso negativo (-23.500 posizioni di lavoro), che risulta più sfavorevole di quello dell’analoga mensilità del 2024 (-18.800), per via soprattutto delle dinamiche osservate nell’agricoltura e in alcuni ambiti dei servizi.

Il lavoro in Veneto cresce ancora, anche se più lentamente, per effetto della congiuntura economica, confermata dal rapporto della Banca d'Italia di Venezia dopo un primo semestre di crescita zero con investimenti dell'industria in calo nelle previsioni a sei mesi e nonostante una situazione reddituale positiva, con 9 imprese su 10 che, a differenza dello scorso anno, dichiarano che chiuderanno l'anno in utile o in pareggio. I dati sull'occupazione restano quindi positivi, ma servono politiche mirate per portare al lavoro giovani, donne e mantenere attivi gli over 55, una fascia di popolazione sempre più presente. 

In una regione competitiva come il Veneto la questione principale, oggi, riguarda la sostenibilità del mercato del lavoro nei prossimi anni e la capacità delle imprese di trovare i lavoratori necessari.

Riguardo al primo tema, analizziamo quali sono stati i principali cambiamenti dal 2008 (anno da cui disponiamo di dati certificati) in poi.

Da allora, è aumentata la velocità di distruzione e ricostruzione dei posti di lavoro, è cresciuta la polarizzazione tra basse qualifiche ed alte qualifiche e si è affermato un mismatching tra domanda ed offerta di lavoro, dovuto da fattori demografici e di scarsità delle competenze possedute dai lavoratori.

I saldi delle posizioni lavorative sono stati negativi nella manifattura fino alla fine del 2023 (con un picco di -95.000 posizioni nel 2014), in crescita nei servizi, superando le 240.000 posizioni nel 2024, e positivi con una leggera crescita in agricoltura.

La polarizzazione alte/basse qualifiche rappresenta una caratteristica delle regioni competitive e riverbera il tema dei bassi salari insieme a quello della temporaneità dei contratti di lavoro. Una combinazione che richiede migliori servizi all’impiego, in grado di rimettere al lavoro più rapidamente, e contratti di lavoro di qualità. I lavoratori con basse qualifiche devono essere supportati nella propria qualificazione mentre i lavoratori con alte qualifiche sono “obbligati” a manutenere le alte professionalità.

Il mismatching tra domanda ed offerta di lavoro è ben rappresentato dalla rilevazione di Unioncamere Excelsior. Nella regione Veneto ogni 100 offerte di lavoro provenienti dalle imprese, 50 sono di difficile reperimento: 25 per ragioni demografiche e 25 per mancanza di competenze. Teniamo in considerazione che ogni mese entrano nel mercato del lavoro del Veneto dalle 40.000 alle 60.000 persone.

La fotografia della demografia ci dice che nel 2030, tra cinque anni, in Veneto mancheranno 400 mila persone in età lavorativa nella classe di età 15-44 anni, solo parzialmente compensata dal saldo positivo della classe di età 45-65 anni, per un bilancio finale che risulterà negativo per circa 150 mila persone.

Ma analizziamo ora i principali indicatori su un orizzonte temporale più limitato, ovvero dal 2019 (ultimo dato pre-covid) ad oggi.
 
Occupazione

Gli occupati nel 2019 erano 2 milioni e 154 mila, mentre nel 2024 2 milioni e 230 mila, con una variazione pari al +3,5% (nel secondo trimestre 2025, 2 milioni e 226 mila). Gli occupati dipendenti, in particolare, erano 1 milione e 676 mila nel 2019 e 1 milione e 788 mila nel 2024, con una variazione del +6,6% (nel secondo trimestre 2025, 1 milione e 785 mila).

Ancora più nel dettaglio, gli occupati dipendenti a tempo indeterminato erano 1 milione e 419 mila nel 2019 e 1 milione e 566 mila nel 2024 (+10,4%), mentre gli occupati dipendenti a tempo determinato erano 257 mila nel 2019 e 221 mila nel 2024 (-14%). Nel 2024 la quota di occupati dipendenti a tempo indeterminato è pari all'87,7% mentre gli occupati a tempo determinato sono il 12,3% sul totale di lavoratori dipendenti, ovvero 1 milioni e 788 mila. Gli occupati indipendenti erano 477 mila nel 2019 e 442 mila nel 2024 (-7,3%).

Il tasso di occupazione totale e quello maschile e femminile, e il confronto le principali regioni UE ci indicano la direzione di crescita ed il posizionamento del mercato del lavoro veneto. 

Il tasso di occupazione in Veneto nella classe d'età 15-64 anni (ovvero la percentuale di persone occupate, che hanno un lavoro, rispetto alla popolazione in età lavorativa raccolta da ISTAT) era pari nel 2019 al 67,5% e nel 2024 al 70,2%, con una variazione di 2,7 punti percentuale. Il tasso di occupazione medio in UE nel 2024 è del 70,8%, -0,6 punti percentuale rispetto al Veneto. In particolare, il tasso di occupazione maschile in Veneto era pari al 76% nel 2019 e al 78% nel 2024; quello femminile del 59% nel 2019 e del 62,3% nel 2024 (-15,7 punti rispetto a quello maschile, aspetto sul quale c'è da lavorare), mentre il dato medio UE è pari al 66,2% (-3,9 punti rispetto al Veneto).

I confronti regionali del tasso di occupazione totale, maschile e femminile ci dicono di regioni che hanno performance migliori rispetto alla nostra: 80,9% in Baviera (+10,7 punti percentuale sul Veneto), 70,3% in Catalogna, 70,8% nella media europea, mentre in Lombardia è inferiore (69,4%). Il tasso di occupazione femminile è uguale in Lombardia (62,3%), superiore in Baviera (77,0%), Catalogna (66,3%) e nella media UE (66,2%).

Vediamo invece il tasso di occupazione in Veneto per classi di età. Il dato femminile: 18,3% nella classe 15-24 anni (ITA 15,1%), 71,5% nella classe 25-34 anni (ITA 60,8%), 81,2% nella classe 35-49 anni (ITA 67,0%) e 61,1% nella classe 50-64 anni (ITA 54,1%). Quello maschile: 29,3% nella classe 15-24 anni (ITA 24,0%), 89,6% nella classe 25-34 anni (ITA 76,2%), 95,2% nella classe 35-49 anni (ITA 87,4%) e 79,8% nella classe 50-64 anni (ITA 62,2%). Risulta evidente che i possibili recuperi di occupazione femminile possono arrivare dalle fasce giovanili e centrali.

Il dato sulle posizioni di lavoro dipendente (TI, TD, Apprendistato, Somministrazione) proveniente dagli archivi di Veneto Lavoro ci indica invece la capacità di creazione di posti di lavoro del sistema Veneto. Se nel 2019 si contavano 815.582 assunzioni e 785.069 cessazioni, per un saldo delle posizioni di lavoro dipendente pari a +30.513, nel 2024 le assunzioni sono state 855.487 e le cessazioni 822.195, per un saldo di +33.292 posizioni lavorative (nel secondo trimestre 2025, 233.032 assunzioni, 182.744 cessazioni e un saldo di +51.288 posizioni).

Crisi aziendali e Cassa Integrazione

Le ore utilizzate dal 2022 al 2024 sono passate per la Cassa integrazione ordinaria (CIGO) da 5.396.516 a 11.613.695, per quella in dergoa (CIGD) da 51.327 a 11.925 e per quella straordinaria (CIGS) da 2.657.824 a 2.458.008, mentre i Fondi di Solidarietà da 1.908.702 a 329.902. Tra il 2022 e il 2024 la percentuale di ore di CIG utilizzata è aumentata del 45/50% ogni anno. Anche tra il 1° semestre 2024 e il 1° semestre 2025 l’aumento è di circa il 50%.

Le ore di CIG complessivamente autorizzate nei primi sette mesi del 2025 sono state 44.551.600, in diminuzione dello 0,8% rispetto allo stesso periodo del 2024, quando erano state 44,9 milioni. Il tiraggio della CIG (ossia il rapporto tra ore effettivamente utilizzate e ore autorizzate) si è attestato al 22,56%, in calo rispetto agli stessi periodi dei due anni precedenti, quando era stato pari al 23,77% (2024) e al 25,14% (2023). Complessivamente, nel terzo trimestre 2025 il numero di ore di CIG autorizzate è stato pari a 115,7 milioni, con una riduzione del 15,6% rispetto al secondo trimestre 2025 (137,1 milioni di ore) e un aumento del 9,2% rispetto rispetto al terzo trimestre 2024, quando erano state 105,9 milioni.

Disoccupazione

Passiamo ai dati sulla disoccupazione in Veneto. Nel 2019 i disoccupati erano 128 mila ed erano rappresentati nel 52% dei casi (67 mila persone) da ex occupati, nel 31% da ex inattivi (40 mila) e nel 16% (21 mila) da persone senza esperienza di lavoro; nel 2024 su 68 mila disoccupati complessivi, in 32 mila (47%) erano ex occupati, in 25 mila (37%) ex inattivi e 11 mila (16%) senza esperienza di lavoro; ancora, nel secondo trimestre 2025, su 69 mila disoccupati in 39 mila (56%) sono ex occupati, in 17 mila (24%) ex inattivi e in 13 mila (19%) sono senza esperienza di lavoro. 

Le persone appartenenti alle Forze Lavoro Potenziali e disponibili al lavoro erano 95 mila nel 2019, 75 mila nel 2024 e 69 mila nel secondo trimestre 2025.

La somma tra disoccupati e Forze Lavoro Potenziali offre una stima dello stock di disoccupati in Veneto: 223 mila nel 2019 (128+95), 263 mila nel 2020 (130+133), 244 mila nel 2021 (116+128), 190 mila nel 2022 (94+96), 163 mila nel 2023 (98+65), 143 mila nel 2024 (68+75) e, infine, 138 mila (69+69) nel secondo trimestre 2025.

I confronti del tasso di disoccupazione ci indicano le regioni che hanno le performance migliori: 3% in Veneto, 3,7% in Lombardia, 4% in Toscana, 4,3% in Emilia Romagna, 2,7% in Baviera, 8,9% in Catalogna e 5,9% nella media UE (+2,9 punti rispetto al Veneto).

Neet

I giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non lavorano o non frequentano percorsi di istruzione o formazione nel 2024 sono 65.410, pari al 9%. Un risultato in base al quale il Veneto è secondo solo al Trentino Alto Adige (13.540 neet, pari al 7,7%), nel contesto di una media nazionale che si attesta al 15,2%. E il 50% dei Neet è già conosciuto ai CPI.

Servizi pubblici per il lavoro 

Ma quanti sono dei Centri per l’Impiego CPI che richiedono servizi per il lavoro, secondo i dati ufficiali contenuti nel Piano Triennale 2026/28 di Veneto Lavoro?

Nel 2024 le persone prese in carico degli utenti dai servizi dei CPI erano circa 100 mila (raggiungendo tutti i disoccupati e il 71% della Forza Lavoro disponibile). Le attività di orientamento hanno coinvolto 110 mila utenti e l’accompagnamento al lavoro 118 mila; i tirocini extracurricolari gestiti dai CPI hanno interessato 6 mila utenti; la preselezione alle offerte di lavoro ha coinvolto 33 mila utenti, mentre i posti di lavoro offerti da 9 mila imprese sono stati complessivamente 29 mila nell'ambito di 130 eventi IncontraLavoro organizzati nel corso dell’anno. A percorsi di formazione (upskilling e reskilling) sono stati inviati 30 mila utenti.

In Veneto le politiche attive sono cresciute negli anni per rispondere a diverse sfide e seguendo precise linee di sviluppo: disoccupazione ridotta con presenza di utenti svantaggiati; servizi per il lavoro per basse qualifiche; partecipazione al mercato del lavoro di giovani e Neet, donne, persone in età avanzata; Patti per il lavoro; rinvio a politiche attive del lavoro; risultati delle politiche; mismatching lavorativo e mismatching formativo, cura del capitale umano e promozione di Academy aziendali.

Ma vediamo nel dettaglio le attività erogate dai CPI. Il servizio di presa in carico prevede: accoglienza, informazione, produzione della dichiarazione di immediata disponibilità DID, profilazione, gestione della Scheda Anagrafica Professionale (SAP), orientamento e Patto di Servizio Personalizzato (PSP). Nel 2023 gli utenti interessati sono stati 92.705 (di cui 4.988 persone con disabilità), nel 2024 99.631 (di cui 5.926 persone con disabilità) e fino ad agosto 2025 74.760 (di cui 4.393 persone con disabilità). L’orientamento specialistico ha interessato 118.169 utenti nel 2023, 119.922 utenti nel 2024 e 82.404 utenti alla data di agosto 2025; l’Accompagnamento al lavoro 92.092 utenti nel 2023, 108.101 nel 2024, 57.698 ad agosto 2025; i tirocini extracurriculari 6.393 utenti nel 2023 e 5.768 utenti nel 2024; la preselezione alle offerte di lavoro ha interessato 30.746 utenti per un totale di 61.100 nel 2023 e 32.430 utenti con 69.575 attività nel 2024; le occasioni di lavoro trovate dai CPI sono state 29.967 provenienti da 9.148 aziende nel 2023 e 28.923 da 8.535 aziende nel 2024; il rinvio a percorsi di formazione ha interessato 14.840 utenti nel 2023, 30.686 nel 2024 e 27.683 utenti alla data di agosto 2025.

Bonus Politiche Attive 

Il Bonus di attivazione alle Politiche Attive ha messo a disposizione 60 milioni di euro e si sta rivolgendo a una platea di 30.000 disoccupati “poveri”. L'indennità mensile è rivolta a persone: disoccupate; che frequentano una delle attività previste nell’ambito di un percorso di Politica Attiva erogato da servizi per il lavoro della Regione del Veneto (CPI e soggetti privati accreditati).

È prevista una graduazione dell'indennità: una tantum in fase di accesso per i disoccupati che iniziano un percorso di accompagnamento al lavoro con il Centro per l’Impiego; al massimo 5 mensilità per i disoccupati che partecipano ad attività formative nell’ambito di un percorso di politica attiva; al massimo 3 mensilità per i disoccupati che, dopo aver completato un percorso di formazione/tirocinio, si trovano ancora in condizione di disoccupazione e necessitano di un accompagnamento ulteriore.

A variare è anche il livello di intensità del contributo (BASE, CURA, PLUS) in base alla situazione personale di ciascun disoccupato da 300 euro per uomini disoccupati, indipendentemente dalla durata della disoccupazione, fino a 700 euro per disoccupati in condizione di svantaggio (disoccupazione superiore a 12 mesi, ISEE familiare inferiore a 27.726,79 euro, persone con disabilità, persone prese in carico dai servizi sociali).

Demografia e mercato del lavoro

Quali sono le sfide che la demografia pone al mercato del lavoro? La fotografia che si sta delineando per il prossimo futuro in regione è quella di un mercato del lavoro meno ampio, ma più giovane e qualificato.

Nel 2024 l’incidenza della popolazione in età lavorativa in Veneto è del 63,5% (63,8% nella media UE), quella della popolazione over 75 del 12,8% in Veneto (10,2% in UE), mentre l'indice di vecchiaia (rapporto tra numero di persone con più di 65 anni e dei giovani 0-14 anni) è del 203% in Veneto, 204% in Emilia Romagna, 188% in Lombardia, 234% in Toscana, 148% nella media europea, 138% in Baviera, 143% in Catalogna e 129% nella Loira.

Il progressivo invecchiamento della popolazione in età lavorativa sta comportando profonde trasformazioni nella composizione del bacino occupazionale, con una presenza sempre maggiore tra occupati e disoccupati di lavoratori di età superiore ai 55 anni (+60% nell’ultimo decennio). In particolare gli occupati over 55 erano 200 mila nel 2002 fino ai 500 mila del 2024, con un peso sul totale degli occupati con più di 15 anni salito dal 10% del 2004 al 25% del 2024.

L’aumento della partecipazione al mercato del lavoro è collegato inoltre all’allungamento delle carriere lavorative e ad una transizione verso la pensione sempre più ritardata: tra quanti restano senza lavoro dopo i 55 anni, il 50% trova infatti un nuovo impiego entro un anno (erano il 35% nel 2013) e la percentuale rimane elevata anche tra gli over 64 (oltre il 30%).

Ma se il processo di invecchiamento della popolazione ha avuto effetti così importanti sul mercato del lavoro, la progressiva fuoriuscita dei “figli” del baby boom, ovvero delle generazioni nate tra il 1959 e il 1971, è destinata a produrre nel prossimo decennio ulteriori trasformazioni, lasciando spazio all’ingresso di nuove generazioni e determinando una graduale diminuzione dell’età media. 

Oltre all’apporto delle generazioni nate dopo il 2009 che si affacceranno sul mercato del lavoro per la prima volta, crescerà infatti anche il peso dei lavoratori nati a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, che hanno potuto beneficiare di percorsi di istruzione più lunghi rispetto ai predecessori.

Se non interverranno altri fattori, come ad esempio un incremento dei flussi migratori, il bacino di potenziali lavoratori da cui potranno attingere le imprese sarà quindi più ridotto rispetto ad oggi, ma probabilmente caratterizzato da un livello medio di istruzione più elevato, da una crescita delle competenze, soprattutto digitali, e da un’età media più bassa, aprendo nuove sfide e nuove opportunità in termini di incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Quanti lavoratori mancheranno nel 2030? Dalle elaborazioni interne a Veneto Lavoro prevediamo un saldo negativo attorno ai 200/210 mila posti di lavoro entro tale data.

Come coprire questo ammanco? Con gli over 65, con una maggiore occupazione femminile, con l'immigrazione. 

  • Immigrati (italiani e stranieri). I dati sull'immigrazione in Veneto (dall'estero e da altre regioni), anche guardando gli scenari proiettivi di Istat, dovrebbero essere analoghi a quelli degli ultimi anni, con un saldo estero pari a 14 mila persone (frutto della differenza tra i 25 mila stranieri che entrano e gli 11 mila italiani che escono) e un saldo interno (ovvero di quanti arrivano in Veneto da altre regioni) pari a 6.500 persone (2.500 stranieri in più e 4.000 italiani in più). Complessivamente, tra il 2025 e il 2030 dovrebbero essere circa 84 mila stranieri dall'estero in più e 39 mila tra stranieri e italiani in più da altre regioni. Applicando tassi di occupazione 15-64 anni al 2024 per italiani e stranieri dovremmo avere circa 83 mila lavoratori in più dovuti alle dinamiche migratorie di cui 55mila dall'estero e 28 mila da altre regioni.
  • Donne. La stima è di una crescita fino al 2030 pari al 3% del tasso di occupazione femminile nella fascia 15-64 anni, nell'ipotesi di assenza di flussi migratori. Tenuto conto della differenza di occupate rispetto a quelle stimate con i tassi di occupazione fissi al 2024, le donne occupate sarebbero quindi 26 mila in più al 2030.
  • Attivazione senior (over 65). Con i tassi di occupazione attuali per le fasce 65-74 e 75-89, in assenza di flussi migratori, nel 2023 in Veneto disporremo di circa 94 mila occupati in più.

In sintesi, combinando le stime di donne, over 65 ed immigrati otteniamo circa 203 mila occupati in più al 2030. Un numero che coprirebbero quasi completamente una domanda di lavoro pari a quella attuale, pari a 210mila lavoratori con le seguenti proporzioni: 45% dagli over 65; 40% dai movimenti migratori (di cui il 26-27% dall'estero e il 13-14% da altre regioni); 12% dall'occupazione femminile. Rimane un 3% che potrebbe essere coperto eventualmente dall'innovazione. 

Il sostanziale pareggio nel 2030 (tra 5 anni) è condizionato al fatto che l'occupazione 55-64 deve continuare a crescere e, in particolare, deve continuare a crescere l'occupazione femminile insieme al mantenimento degli attuali saldi migratori.

Capitale Umano

La questione demografica e la sostenibilità del mercato del lavoro pongono l’esigenza di una maggiore cura del capitale umano da parte delle imprese nei confronti della Forza Lavoro non ancora ingaggiata dal mercato del lavoro. 

Attenzione al capitale umano significa cura di tutti i possibili canali di reclutamento diretti e digitali attraverso le piattaforme di recruiting e attenzione alle relazioni istituzionali con i gestori delle risorse umane presenti e future: istruzione secondaria, istruzione per adulti, centri di formazione professionale regionale, ITS, Università, Centri per l’Impiego, operatori accreditati alla formazione nelle Politiche Attive.

In merito ai lavoratori extracomunitari è necessario avviare una specializzazione su ricerca e selezione all’estero tramite l'art. 23 del TU immigrazione. Ogni anno in Veneto sono circa 40.000 i permessi di soggiorno attribuiti e di questi 10.000 provengono da extracomunitari non presenti in regione. Il target potrebbe essere almeno il 10% di essi, pari a 1.000 persone, che possano entrare fuori quota dai paesi con i quali l’Italia ha accordi di riammissione.

Inoltre con il decreto del 17 novembre 2025 (a firma del Ministero Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale di concerto con il Ministero dell'Interno e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali) pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 273/2025, si dà attuazione alla novità introdotta dal dl n. 36/2025 (convertito dalla legge n. 74/2025), riguardo agli ingressi fuori quota si specifica che parenti degli italiani, residenti all'estero e discendenti di cittadini italiani e in possesso della cittadinanza, che vivono in Argentina, Brasile, Stati Uniti d'America, Canada, Venezuela, Uruguay e Australia possono entrare e soggiornare in Italia, con la procedura prevista per il lavoro subordinato, all'infuori dei programmati flussi d'ingresso.

Competitività del Territorio (rapporto Centro Studi Sintesi CGIA Mestre per Veneto Lavoro)

Nel 2023 il Veneto registra un PIL complessivo di 197 miliardi di euro. Si tratta della 17^ economia europea. In questo caso il confronto regionale evidenzia chiaramente la diversità rispetto alle prime regioni europee, tra cui Lombardia (seconda dietro solo all’Ile de France, con 490 miliardi di euro) e Alta Baviera (terza, con 350 miliardi di euro).

Oltre al PIL in valori assoluti, è importante osservare il PIL pro-capite, ovvero il rapporto tra PIL e popolazione residente. In questo caso viene considerato il valore a parità di potere d’acquisto, riducendo il fattore del costo della vita. In Veneto il PIL pro-capite nel 2023 è pari a 42.300 euro, superiore alla media Ue (38.100), con un aumento negli ultimi quattro anni del 23,7% (anche in questo caso superiore alla media Ue, che ha registrato una crescita pari al +20,6%) che ha permesso al Veneto di guadagnare dieci posizioni nel ranking Ue, passando dalla 71^ alla 61^ posizione. Nelle altre regioni UE competitive il PIL pro-capite è pari a 45.100 euro in Emilia Romagna, 39.100 euro in Toscana, 51.000 euro in Lombardia, 64.900 in Baviera e 39.400 in Catalogna.

Altro dato interessante è la produttività per occupato in euro, ovvero il rapporto tra valore aggiunto a prezzi correnti e numero di occupati. Questo parametro riprende il concetto di produttività aziendale che, rapportando il fatturato (o il valore della produzione) di un’impresa al numero di dipendenti, misura l'efficienza di un'azienda, indicando quanto ogni lavoratore contribuisce alla produzione complessiva. In questo caso, osservando i dati regionali, si considera il contributo che ciascun occupato ha dato alla produzione del proprio territorio. Fra le regioni selezionate, sei registrano una produttività per occupato superiore a 80 mila euro annui. Il Veneto, con poco più di 73 mila euro per occupato, si colloca nella 104^ posizione del ranking Ue, guadagnando due posizioni rispetto al 2019. In termini assoluti, la produttività per occupato in Veneto è aumentata del 14,5% tra il 2019 e il 2023, aumento leggermente inferiore rispetto alla media Ue (+19,2%).

Nel dettaglio, la produttività per occupato al 2023 è pari a 73.575 euro in Veneto, 78.630 euro in Emilia Romagna, 72.401 in Toscana, 88.100 in Lombardia, 105.882 in Baviera e 67.508 in Catalogna.

Welfare aziendale e bassi salari

L’attrazione verso le imprese della popolazione giovanile avviene attraverso la combinazione del salario con il welfare aziendale. Disporre di tempo per la propria famiglia o la propria persona rappresenta una domanda che i giovani si pongono nei confronti del lavoro. La presenza di servizi a favore della conciliazione vita lavorativa-vita personale/familiare rappresenta la condizione per ingaggiare le nuove generazioni. In tale contesto è utile ricordare che nella regione Veneto il 20% dei lavoratori beneficia di un contratto di produttività, vale a dire un lavoratore su 5, e questo rappresenta una sfida. Il nostro Paese soffre di un ritardo da recuperare nei confronti degli altri Paesi europei, dove i fondi pensione rappresentano fino al 204% del Pil, a differenza dell'Italia dove si fermano all'11,7%, con un'età media degli iscritti pari a 47 anni.

In Italia i salari reali sono scesi dell'8% tra il 2019 e il 2025, un crollo unico in Europa. La spiegazione è che quando l'inflazione correva oltre il 5%, nel 2022 e nel 2023, i contratti collettivi non sono stati rinnovati. Il meccanismo che lega gli aumenti all'indice Istat funziona solo se i rinnovi arrivano puntuali.

Gli ultimi dati ISTAT confermano l’andamento positivo delle retribuzioni contrattuali: a settembre l’aumento tendenziale dell’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è pari al +2,6% per il totale dell’economia, con alcune differenze tra settore privato (+2,4%) e PA (+3,3%). Tuttavia in termini reali il valore delle retribuzioni contrattuali resta inferiore di circa il 9% rispetto ai livelli di gennaio 2021. 

La Banca d’Italia, per il Veneto, afferma che i bassi salari rendono ancora più convenienti le assunzioni rispetto agli investimenti in tecnologie, quelli che portano a far crescere la produttività, e questo ci porta a interrogarci sul futuro di questo modello produttivo.

L’altra parte del problema salariale riguarda la produttività: serve un rilancio dei contratti di secondo livello e una fiscalità che premi chi investe nel benessere aziendale e nella conciliazione vita-lavoro. Un lavoratore su quattro beneficia oggi dei premi di produttività, ma tutti i lavoratori dovrebbero beneficiarne per combinare salario fisso e salario di produttività. Il salario di produttività potrebbe/dovrebbe crescere fino al 20-30% del valore della busta paga. 

Le imprese non possono ignorare il tema del welfare aziendale, che come abbiamo scritto è sempre più centrale per i giovani, che chiedono non solo reddito ma anche qualità del tempo e del lavoro.

Sul fronte internazionale, sono stati evidenziati dall’ISTAT segnali positivi per l'export Veneto: nonostante il rallentamento tedesco e i dazi, le imprese hanno saputo diversificare mercati e prodotti. Questo ci permette di mantenere una base occupazionale stabile.

Secondo i dati INPS sugli stipendi relativi al 2023, le attività finanziarie e assicurative valgono 216,7 euro giornalieri in media per gli uomini e 147,3 euro per le donne; fornitura di energia 171,4 euro per gli uomini e 145,6 euro per le donne; estrazione di minerali da cave e miniere 168,2 euro per gli uomini e 174,2 euro per le donne; la manifattura evidenzia un importo medio giornaliero di 119 euro per gli uomini e di 95,3 euro per le donne; il commercio di 92,3 euro per gli uomini e di 79,9 euro per le donne; i servizi di alloggio e ristorazione di 65,6 euro per gli uomini e di 54,9 euro per le donne. 

Arriviamo alle conclusioni, individuando potenziali punti di forza e di debolezza della nostra regione.

Punti di forza del Veneto

Stabilità economica. Il Veneto è tra le prime 20 regioni europee per valore assoluto del PIL con una crescita del +18,7% tra il 2019 e il 2023. In aumento anche il PIL pro-capite, ad un ritmo superiore rispetto alla media UE (Veneto +23,7%, media Ue27 +20,6%). Il ranking europeo  è migliorato di 10 posizioni in quattro anni.

Vocazione manifatturiera. Il Veneto è tra le prime dieci regioni europee per Valore Aggiunto della manifattura, con un aumento del +10,6% tra il 2019 e il 2022.

Tasso di disoccupazione molto basso (3,0%), quasi la metà della media Ue, con una diminuzione molto forte tra il 2019 e il 2024 e un balzo di 92 posizioni nel ranking Ue.

Tasso di NEET relativamente basso, sotto la media UE e inferiore alle altre regioni italiane del Centro-Nord.

Tenuta dei redditi medi da lavoro dipendente nel periodo post-Covid, che indicano per il Veneto tassi di crescita nominali in linea con la media nazionale e tra i più elevati delle regioni del Nord (dopo Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige).

Valori dei redditi medi da lavoro dipendente (attorno ai 1.900 euro su 13 mensilità) in linea con quelli dell’Emilia Romagna e del Piemonte.

Punti di debolezza del Veneto

Trend demografico di calo (-0,7% dal 2019 al 2024) e progressivo invecchiamento, in un contesto italiano di "inverno demografico". La componente anziana (75+ anni) risulta sopra il 12%, superiore alla media Ue (10,2%). L'indice di vecchiaia è sopra il 200%: la popolazione over 65 è il doppio di quella 0-14.

Tasso di occupazione in linea con la media Ue (Veneto 70,2%, media Ue27 70,8%), ma lontano rispetto alle regioni più performanti. L'occupazione risulta frenata soprattutto dalla bassa partecipazione femminile, inferiore alla media UE.

I trend demografici futuri evidenziano un assottigliamento della forza lavoro in età attiva (15-64 anni), con il rischio di non poter più assecondare la crescente domanda mondiale per prodotti e servizi, dovendo rinunciare ad opportunità di mercato: secondo lo scenario mediano dell’Istat tra 20 anni il Veneto avrà mezzo milione di abitanti in meno nella fascia d’età 15-64 anni.

 

Tiziano Barone, Direttore Veneto Lavoro

 

Leggi tutti gli editoriali di ClicLavoro Veneto nella pagina dedicata.

Mapa del sitio

Informazioni

Banner Veneto verso 2030

Banner PNRR