L’editoriale di ClicLavoro Veneto: i risultati di Garanzia Giovani
Una lettura errata dei dati relativi all’iniziativa può condizionare le valutazioni sulla sua efficacia. Proviamo a fare un po’ di chiarezza
A quattro anni dall’avvio dell’iniziativa, Garanzia Giovani continua a dividere esperti del settore e opinione pubblica, tra chi la considera una politica inefficace a combattere la disoccupazione giovanile e chi ne sottolinea il merito di aver spinto all’attivazione oltre un milione di Neet, giovani under 30 che al momento dell’iscrizione al Programma non stavano né studiando né lavorando.
A ben guardare, però, il giudizio può essere talvolta dovuto a una lettura imprecisa dei risultati dell’iniziativa. Un esempio significativo è il modo in cui media e commentatori hanno presentato i dati del recente report trimestrale diffuso dall’Anpal, evidenziando come appena un iscritto su cinque risulterebbe oggi occupato. Peccato si tratti di un’affermazione inesatta.
Vediamo i numeri: al 31 dicembre 2017 le registrazioni al Programma su tutto il territorio nazionale hanno superato quota 1,5 milioni. Una buona parte di esse viene successivamente annullata, prevalentemente per motivi amministrativi, e le adesioni effettive scendono così a circa 1,3 milioni. L’82,5% delle registrazioni vengono prese in carico dai servizi competenti e nella maggior parte dei casi si riferiscono a giovani tra i 19 e i 24 anni in possesso di un titolo di studio di scuola secondaria superiore. Circa la metà dei giovani presi in carico è stato avviato a una misura di politica attiva, che nel 60% dei casi consiste in un tirocinio extra-curriculare.
Il numero degli occupati fornito nel report, circa 225 mila, si riferisce proprio a quanti hanno terminato tali attività, ovvero 470 mila giovani sui 550 mila che ne hanno iniziata una, e non al milione e oltre di iscritti totali. In quel caso, infatti, il numero di giovani al lavoro sarebbe sensibilmente maggiore, considerando quanti possono aver trovato un lavoro ed essere dunque usciti dal Programma prima di terminare o addirittura iniziare una qualsiasi attività. Senza considerare quanti potrebbero aver avviato un’attività autonoma o ripreso gli studi e che non rientrano nel monitoraggio. Stando ai dati forniti dal report, il tasso di inserimento occupazionale è dunque del 48% e non del 22% riportato da molti commentatori.
Ma questo è solo uno dei fraintendimenti in cui spesso si cade nell’interpretare i dati dell’iniziativa. Le critiche riguardano, ad esempio, anche l’elevato numero di adesioni annullate, che però è azzardato considerare un indicatore significativo di efficacia dei servizi per l'impiego, in quanto corrisponde principalmente a dinamiche amministrative. La cancellazione avviene d’ufficio quando viene accertata la mancanza dei requisiti richiesti per aderire al Programma; quando il giovane, trascorsi i 60 giorni previsti, non si è ancora presentato ai servizi competenti per il primo colloquio e la stipula del patto di servizio; o quando, avendo rilasciato l’adesione in più regioni contemporaneamente e avendo scelto di attivare il Patto in una di queste, l’adesione nelle altre regioni decade. Possono esserci anche casi in cui è il giovane stesso a ripensarci e decidere di annullare l’adesione dopo averla presentata. Tutte cause difficilmente imputabili al sistema dei servizi per l’impiego.
Anche il fatto di non aver portato a termine le attività previste non deve essere necessariamente considerato un segnale negativo, nella misura in cui il giovane sia stato “costretto” ad abbandonare il Programma perché ha trovato lavoro o deciso nel frattempo di riprendere gli studi. Questo, semmai, potrebbe significare che anche la semplice adesione a Garanzia Giovani può stimolare nel giovane un meccanismo di attivazione virtuoso.
Criticità innegabili, cui porre rimedio, sono invece il basso numero di giovani avviati a una politica attiva, rispetto al totale dei presi in carico, la qualità formativa dei tirocini offerti in molte regioni e l’effettiva incidenza sulla riduzione della disoccupazione giovanile e del numero di Neet, che nonostante negli ultimi anni siano sensibilmente diminuiti fanno ancora del nostro Paese uno dei peggiori in Europa.
L’aspetto sul quale molti sembrano concordare, tuttavia, è che l’efficacia di Garanzia Giovani vari sensibilmente da regione a regione e in questo contesto il Veneto si presenta come un esempio virtuoso. La percentuale dei giovani presi in carico sul totale delle adesioni valide, questo sì indicatore di efficacia del sistema, è la più alta d’Italia e raggiunge il 97%. I tempi di attesa tra la registrazione e la stipula del patto di servizio sono più brevi rispetto alla media nazionale e si aggirano attorno ai 4 giorni. A differenza di altre regioni italiane, inoltre, l'erogazione delle diverse misure risulta più equilibrata: i tirocini rappresentano il 24% del totale, a fronte di un 28% di attività di formazione e di un 20% di azioni di accompagnamento al lavoro. E spesso tali attività vengono fruite dallo stesso giovane all'interno di un percorso articolato di più interventi.
Anche in termini di esiti occupazionali i dati veneti sono generalmente migliori di quelli nazionali. La percentuale di quanti hanno trovato lavoro dopo l’adesione è di circa il 61%, di cui molti risultano tuttora occupati, ma restringendo l’analisi a quanti hanno sottoscritto il patto di servizio o concluso le attività previste le percentuali sono ancora maggiori. A questi, inoltre, andrebbero aggiunti quanti potrebbero aver avviato un’attività di lavoro autonomo, svolto solo esperienze di tirocinio o trovato lavoro all’estero.
Il Veneto è inoltre una delle poche regioni a fornire un monitoraggio puntuale con i principali dati sull’andamento dell’iniziativa, diffusi mensilmente in infografica e trimestralmente all’interno di un report più esteso. L’ultima pubblicazione è relativa al primo trimestre 2018 ed è disponibile sul sito www.garanziagiovaniveneto.it.
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- Fonte: Luca Candido - redazione ClicLavoro Veneto