La storia del lavoro in Veneto: le origini della filiera del mobile
Il sapere artigiano sviluppatosi in epoca medievale rappresenta oggi la base del successo internazionale del mobile veneto
Dalla cucina al living, passando per le camere da letto e l’arredo bagno. Tante declinazioni, accomunate da una medesima caratteristica: l’eccellenza. Come quella raggiunta dall’industria del mobile veneto che nei distretti del Bassanese, del Quartiere del Piave e del Veronese conta oltre 500 imprese che si sono fatte apprezzare nel tempo per la qualità delle proprie produzioni, in Italia e all’estero. Le imprese venete si distinguono per la capacità di gestire l’intera filiera del settore, dalla materia prima ai prodotti finiti, unendo qualità artigianale, innovazione e design.
E nonostante le difficoltà degli ultimi anni, figlie di una sfavorevole congiuntura economica, i dati raccolti e curati della direzione studi e ricerche di Intesa San Paolo consegnano l’istantanea di un settore in ripresa, con fatturati in crescita, grazie soprattutto alla ritrovata centralità dell’export del Made in Veneto, capace non solo di affermarsi all’interno dei tradizionali circuiti tradizionali, ma anche di imporsi sui mercati emergenti.
Questo trend positivo, merito delle progettualità sviluppate nel tempo e della costante innovazione tecnologica, può vantare solide radici storiche che traggono, per buona parte, il loro humus dalla temperie medievale.
L’abbondanza di risorse boschive che, durante l’Età di Mezzo abbracciavano vasti angoli della pianura veneta, contribuì certamente a stimolare la creazione di un plurisecolare background di sapere artigiano che ebbe modo di svilupparsi proficuamente durante i secoli: la lavorazione del legno rappresentava da un lato un’esigenza e dall’altro un’attività economicamente proficua, soprattutto durante i momenti di pausa del calendario agricolo. La crescente importanza socio-economica della filiera, nonché il suo sviluppo quantitativo e qualitativo, si possono riscontrare già in pieno XIII secolo.
Nella Venezia duecentesca, ad esempio, la corporazione dei marangoni viene raffigurata al terzo intradosso dell’arco centrale del Portale Maggiore della Basilica di San Marco, a riprova dell’importanza raggiunta all’epoca. Al contempo, in quasi tutte le principali città venete del tempo si registrava la presenza di artigiani del legno.
Nella Bassano del 1471, ad esempio, compare la menzione di una vocazione per la produzione di charieghe, a riprova di quanto profonde siano le radici storiche del mobilificio bassanese. Nella Padova del 1473, invece, compaiono le mese taole, conferma di come la filiera artigianale dell’epoca sapesse modulare la propria offerta a servizio della domanda.
Questa capacità d’adattamento, capace di coniugare la funzionalità alla ricerca del bello, si può apprezzare analizzando l’inventario della famiglia padovana degli Zabarella. Redatto il 23 maggio del 1558, in occasione della scomparsa del conte Giulio Zabarella, il documento, scritto in volgare, elenca una sorprendente varietà di beni allora in possesso della famiglia. Per quanto concerne il mobilio, a spiccare sono certamente le credenze, in numero di quattro, e le tre madie. Accanto a questi pezzi, compare un interessante esempio di mobile concepito esclusivamente per il living. Si tratta di un raffinato esempio di tavola “quadra, depenta con quatro pié”, simbolo dell’eleganza raggiunta all’epoca.
La natura prevalentemente artigianale dei processi di fabbricazione, aspetto che caratterizzò il settore del mobile regionale fino a buona parte dell’Ottocento, non impedì la formazione dei primi poli produttivi, preludio agli attuali distretti industriali. Ne sono un esempio il Veronese, che già a fine Ottocento registrava un’apprezzabile densità di realtà manifatturiere (concentrate tra le località di Cerea, Bovolone e Asparetto), o il “Quartiere Piave” della Sinistra Piave trevigiana che, in tempi non dissimili, poteva contare su numerose realtà imprenditoriali.
Per il pieno passaggio a forme propriamente industriali bisogna attendere gli inizi del Novecento, secolo di tumultuoso sviluppo, delle prime esposizioni e delle mostre campionarie a carattere nazionale, che contribuirono a diffondere la conoscenza del mobile veneto su scala nazionale. È il caso della Biennale delle arti decorative di Monza che, nel 1923, vide la partecipazione congiunta di produttori veneti e friulani. A questa partecipazione, lungo tutti gli anni ’20 e ’30 ne seguirono altre, contribuendo a diffondere il marchio del mobilificio regionale.
Gli anni ’30 portarono in dote innovazioni destinate a risvolti fecondi. L’industria del legno, imbrigliata dalle indicazioni della nuova politica autarchica, fu testimone e promotrice di uno sviluppo di nuove materie prime, utilizzate nei processi di trasformazione come surrogato del legno stesso. Questi nuovi materiali, quali faesite, masonite e linoleum, trovarono un utilizzo sempre più crescente anche presso le aziende mobiliere trivenete, in grado di fondere armonicamente una plurisecolare tradizione artistica a forme e materie prime innovative.
Questo retroterra di saperi, unitamente al know-how maturato di generazione in generazione, contribuì, nell’immediato dopoguerra, alla celere quanto fortunata espansione delle realtà dei nostri territori che, sfruttando anche le favorevoli congiunture economiche della ricostruzione e del decollo economico, seppero imporsi sempre più anche sul mercato nazionale, con marchi e brand conosciuti e apprezzati per la loro qualità, il design e lo stile.
Qualità che accompagnano da anni la nutrita rappresentanza degli espositori veneti al Salone del Mobile di Milano, kermesse che anche nell’ultima edizione ha dimostrato il suo respiro internazionale: 1.841 espositori, di cui il 27% provenienti da ben 33 paesi diversi. Le realtà provenienti dalla nostra regione si sono fatte apprezzare per proposte che, nel solco di una plurisecolare tradizione, dimostrano un’indubbia resistenza su mercati in costante trasformazione, fronteggiando a testa alta le sfide della concorrenza con lavoro e sacrificio, ma anche con una grande capacità di innovare e sperimentare.
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- Fonte: Redazione ClicLavoro Veneto