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Pubblicato il 31.07.2018

La storia del lavoro in Veneto tra passato, presente e futuro

Nell’articolo di chiusura della rubrica di ClicLavoro Veneto ripercorriamo i fattori che più hanno contribuito allo sviluppo economico e occupazionale della nostra regione

Il processo d’industrializzazione del Veneto, come dimostrato negli articoli contenuti in questa rubrica, affonda le sue radici storiche in un lasso di tempo che va a cavallo tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo. Pur presentando vicende molto differenti l’una dall’altra, le esperienze delineate durante questa raccolta di storie del lavoro registrano comunque un comune denominatore.

Come fin qui delineato, alcuni distretti produttivi possono vantare origini molto antiche, sebbene in un’accezione proto-industriale. Altri cluster, invece, come nel caso dell’occhialeria bellunese o del calzaturiero sportivo di Montebelluna, devono il loro principio e il loro successo a un know-how sviluppatosi in tempi decisamente più recenti.

Pur nelle rispettive peculiarità, esiste tuttavia un tratto comune che riesce a congiungere le vicende storiche dei differenti distretti: la capacità di saper individuare le potenzialità del proprio settore, approfittando della disponibilità delle materie prime, di una manodopera qualificata e delle capacità imprenditoriali presenti nei rispettivi territori.

La linea editoriale fino ad ora condotta si è dunque proposta di ricostruire questo percorso di trasformazione socio-economica che la nostra regione ha vissuto a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Cambiamenti che, come si è visto, hanno contribuito nel corso degli anni a plasmare il Veneto, trasformandolo da regione a vocazione prevalentemente agricola a modello di sviluppo industriale, efficacemente descritto con la celebre espressione di “locomotiva del Nordest”.

Lo stesso settore primario, pur avendo perso la preminenza vantata un tempo, prosegue a concorrere attivamente sia alla bilancia commerciale e sia all’economia regionale. Le eccellenze agroalimentari venete, dal comparto vitivinicolo alla filiera della carne, passando per le produzioni dell’ortofrutta, dell’olivicoltura e della filiera del latte-formaggio, rispecchiano fedelmente l’elevato grado qualitativo conseguito dall’agricoltura regionale, capace di consegnare marchi rinomati per la loro bontà, tanto a livello nazionale quanto internazionale.

Il settore industriale, terminata la stagione della grande fabbrica – che nel lanificio vicentino e nel complesso di Porto Marghera contribuì a scrivere capitoli importanti nella storia economica regionale e non solo – ha definitivamente trovato nel modello di imprenditorialità diffusa sul territorio la formula del proprio successo. Le origini di tale modello, a discapito di quanto si possa ritenere, vanno ricercate in profondità, all’interno di quelle forze imprenditoriali diffuse sul territorio che già agli inizi del Novecento, nel proficuo interscambio tra settori produttivi, tra agricoltura e manifattura, trassero i capitali per avviare le proprie aziende ed espandersi sul mercato nazionale.

Sarebbe un errore, tuttavia, relegare l’analisi della rimodulazione del tessuto produttivo regionale esclusivamente a fattori storici. Oggi come ieri, l’economia veneta si mostra in costante evoluzione, grazie all’incremento e allo sviluppo di nuovi comparti.

Come dimostrano i dati di Veneto Lavoro, negli ultimi anni si è assistito a un graduale fenomeno di terziarizzazione del mercato del lavoro, sia in termini economici che occupazionali, che la crisi ha contribuito ad accentuare. Una tendenza trainata dal comparto turistico e dalla galassia di servizi ad esso connessi.

Il solo settore alberghiero, per fare un esempio, ha chiuso il 2017 registrando un incremento di assunzioni dell’11% sul 2016 e un saldo positivo per 6.990 posizioni lavorative. Per quello della ristorazione l’aumento è addirittura del 55% e il saldo di +26.100 posti di lavoro. La crescita occupazionale è la logica conseguenza di un aumento della capacità ricettiva e dei flussi turistici in regione, tali da rendere il Veneto prima regione in Italia e sesta in Europa per arrivi e presenze.

Accanto alle città d’arte venete, secondo una forma di turismo che prosegue i fasti del “Grand Tour” europeo, le destinazioni paesaggistiche (mare, lago e montagna) sono quelle che negli ultimi anni hanno riscontrato gli incrementi più significativi, grazie alla continua evoluzione qualitativa dell’offerta destinata a utenze internazionali. Oltre alle clientele tradizionali, provenienti prevalentemente da Germania, Austria, Paesi Bassi e Regno Unito, le strutture ricettive venete stanno infatti diventando sempre più meta per vacanzieri provenienti da Paesi quali la Polonia o la Repubblica Ceca, per restare all’interno dell’UE, ma anche da Cina, Corea del Sud e Russia.

Il turismo, prefigurandosi come ulteriore volano di crescita, riflette a sua volta l’evoluzione nei processi produttivi riscontrata all’interno del panorama economico regionale. Dall’agricoltura all’industria, i risultati di prestigio conseguiti dal tessuto economico del Veneto – che conta ben dieci tra i primi venti distretti manifatturieri d’Italia – sono la diretta conseguenza di un percorso di costante aggiornamento tecnologico.

In conclusione, se si dovessero individuare due fattori che più altri hanno determinato la storia del lavoro in Veneto questi sarebbero senza dubbio innovazione e adattabilità. Ma, soprattutto, non si possono dimenticare i veri protagonisti di questo viaggio nella storia: i veneti.

Tutti gli articoli della rubrica "La storia del lavoro in Veneto" sono disponibili nella Press Area di ClicLavoro Veneto.

  • Fonte: Redazione ClicLavoro Veneto

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