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Pubblicato il 04.02.2022

Le parole chiave del mercato del lavoro: i Neet

Chi sono i Neet e quali sono le cause che spingono i giovani verso questa condizione?


Quello dei Neet, i giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in un percorso di formazione, è un fenomeno articolato, spesso transitorio, che in parte trascende dalle dinamiche del lavoro e dal contesto socio-economico di un territorio e che raccoglie dentro di sé situazioni molte diverse tra loro. Comprenderne le caratteristiche, le dimensioni e le dinamiche è fondamentale per poter avviare un confronto costruttivo sul tema.

Sulla base delle informazioni Istat, unica fonte ufficiale per quantificare l’universo dei giovani Neet italiani, è possibile innanzitutto scattare una fotografia di questo insieme eterogeneo in cui rientrano diverse tipologie di soggetti. Il 38% dei Neet di età compresa tra i 15 e i 29 anni è disoccupato e in cerca di lavoro. In quanto tali, buona parte di loro potrebbe essere già in carico ai servizi per l’impiego pubblici. Un altro 22% è composto da giovani inattivi ma potenzialmente interessati a lavorare, mentre il restante 40% non solo non cerca lavoro ma non è neppure disponibili a lavorare. 

Secondo altre proposte di classificazione (Anpal), tra i Neet rientrano anche giovani impegnati in attività formative informali ma in attesa di rientrare nel mercato del lavoro o in percorsi di istruzione, soggetti non interessati in quanto impegnati in responsabilità familiari o per motivi di salute e chi non rientrano in nessuna di queste categorie ed è invece caratterizzato da una visione pessimistica delle condizioni occupazionali (i cosiddetti “scoraggiati”).

L’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo ha recentemente presentato una lettura del fenomeno che raggruppa i Neet in tre gruppi di categorie. Ci sono i giovani che cercano attivamente lavoro, che sono generalmente i più dinamici e con alte probabilità di ricollocazione. Ci sono poi ragazzi scivolati involontariamente in un’area grigia tra precarietà e lavoro, con basse competenze ma buona predisposizione a intraprendere iniziative di riqualificazione. E ci sono poi situazioni più difficili, dove i giovani si ritrovano bloccati da situazioni familiari problematiche o scoraggiati da esperienze negative.

Se per una parte di loro la condizione di Neet può rivelarsi una situazione temporanea e in parte fisiologica, che può anche considerarsi funzionale o diventare strutturale in un mercato del lavoro in rapida trasformazione, quale periodo di passaggio tra il mondo della scuola e quello del lavoro, o tra un impiego e l’altro, per altri la permanenza o il prolungarsi di tale situazione può sfociare in un rischio di esclusione sociale e lavorativa.

Le dimensioni del fenomeno sono comunque in calo. Negli ultimi anni, in Veneto, il numero complessivo dei Neet è andato costantemente diminuendo ed è passato dai 129 mila del 2013 agli 89 mila del 2019. Merito anche di un mercato del lavoro che ha conosciuto una lunga fase di crescita occupazionale e di alcune politiche contro la disoccupazione giovanile messe in campo a livello nazionale e regionale, come Garanzia Giovani Veneto, iniziativa di orientamento, formazione e ricollocazione che in sette anni ha coinvolto circa 150 mila Neet tra i 15 e i 29 anni.

Nel 2020, anno difficilmente paragonabile con quelli precedenti per le distorsioni provocate dalla pandemia anche in ambito occupazionale, si è registrata un’inversione di tendenza che ha fatto nuovamente salire il loro numero oltre quota 100 mila. Ma si tratta di una dinamica coerente con gli andamenti negativi di molti altri indicatori del mercato del lavoro. I giovani sono stati tra le categorie più penalizzate, anche perché più frequentemente impiegati nei settori maggiormente colpiti dalle conseguenze della pandemia e con contratti a termine, stagionali, spesso saltuari. Il rarefarsi delle opportunità lavorative e della mobilità complessiva del mercato del lavoro determinata da diversi fattori (ripetuti lockdown, riduzione della domanda di lavoro, limitazioni agli spostamenti, temporanea chiusura delle attività e dei pubblici uffici), nonché la sospensione di molte opportunità formative e di inserimento lavorativo (sospensione dei tirocini, didattica a distanza con conseguente aumento del rischio di abbandono per i soggetti più svantaggiati) possono inoltre aver determinato una situazione di attesa e sospensione per molti ragazzi.

Con il ripristino delle normali “regole del gioco” stravolte dall’insorgere dell’emergenza Covid-19 è probabile e sicuramente auspicabile che a posteriori tale aumento sarà visto come una condizione transitoria dovuta più a fattori contingenti che a criticità strutturali.

Nonostante l’incremento registrato nel 2020, peraltro, l’incidenza dei giovani Neet rimane in Veneto ben al di sotto della media nazionale e tra le più basse d’Italia, con un valore del 14,7% a fronte del 23,3% della media nazionale e del 37,5% della Sicilia (il più alto d’Italia).

Formazione e attivazione della persona sono le parole chiave per elaborare una strategia di uscita da tale condizione verso il lavoro o verso un reinserimento nel sistema scolastico e formativo, e rappresentano gli strumenti per un ridimensionamento quantitativo del fenomeno.

In questo, anche il sistema pubblico dei servizi per l’impiego gioca un ruolo centrale e può rappresentare un supporto prezioso per i giovani Neet, soprattutto in termini di accesso alle misure di politica attiva e di supporto nella ricerca attiva di lavoro.

 

  • Fonte: Redazione ClicLavoro Veneto

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