L'editoriale di ClicLavoro Veneto: Centri per l'impiego e politiche del lavoro
Attivazione della persona e politiche attive gli elementi più adeguati per valutare l'efficacia del sistema pubblico dei servizi per l'impiego
Il dibattito sull'efficacia dei Centri per l'impiego si focalizza spesso sulla capacità di questi ultimi di trovare lavoro ai disoccupati. Ma i servizi pubblici per l'impiego, è bene ricordarlo, fanno molto altro e soprattutto non hanno la titolarità dell'offerta di lavoro e, di conseguenza, potere decisionale sull'esito della selezione. Per una valutazione obiettiva bisognerebbe allora intenderci innanzitutto su qual è il loro ruolo.
In tema di incontro tra domanda e offerta di lavoro, il compito è quello di favorire il più possibile il contatto tra i disoccupati che si rivolgono al CPI perché interessati e disponibili a trovare un nuovo impiego e le imprese del territorio alla ricerca di candidati. In Veneto, in presenza di una vacancy il Centro per l'impiego attiva i servizi di pubblicazione e promozione dell'offerta di lavoro, sia online che offline, allertando i propri utenti e promuovendo in alcuni casi iniziative di recruiting dedicate. Su richiesta, mettiamo inoltre a disposizione un servizio di preselezione dei candidati, segnalando al datore di lavoro, o suo intermediario, quelli potenzialmente idonei. Ma la decisione finale, e quindi il successo del matching, dipende sempre dalla decisione del datore di lavoro.
Etichettare i Centri per l'impiego come "inefficienti" perché accusati di trovare lavoro ad appena il 2% degli occupati è sbagliato, oltre che fuorviante. Innanzitutto per il modo in cui quel dato viene ricavato. La rilevazione Istat dal quale deriva si basa su un'indagine campionaria che rileva, tra quanti hanno trovato lavoro nell'ultimo anno, quale canale è stato il più utile per la ricerca dell'attuale occupazione. Posto che appena uno su quattro si rivolge al servizio pubblico, affidandosi per lo più a conoscenze, autocandidature e Internet (dove peraltro, almeno in Veneto, si trovano anche le offerte mediate dai Centri per l'impiego), se solo il 2,5% degli intervistati ha risposto citando il CPI, gli altri canali non ne escono molto meglio. Le Agenzie private si fermano al 5%, così come annunci sul giornale, internet e bacheche, le autocandidature al 17% e c’è anche un 9% di lavoratori che ha avviato un'attività autonoma e che quindi dovrebbe essere escluso dal confronto. E inoltre, a un anno di distanza di tempo, in che misura un lavoratore potrebbe considerare come decisivo per la sua ricerca di lavoro l’aver ricevuto un servizio di orientamento personalizzato o aver svolto, magari molti mesi prima dell’assunzione, un corso di formazione o di aggiornamento professionale, una politica attiva o un tirocinio grazie al supporto del Centro per l’impiego? Ma non è questo il punto.
Il mercato del lavoro in Italia varia da regione a regione e generalizzare sull’efficacia della rete pubblica per l’impiego non è possibile. Se lo scopo del CPI è l’attivazione della persona in percorsi che possano favorirne una futura ricollocazione, compresi gli interventi di politica attiva, bisogna essere consapevoli che ci sono aree del Paese in cui questi non funzionano per niente e altre in cui vanno meglio.
Se vogliamo valutare l’effetto dell’attività dei Centri per l’impiego è necessario allora focalizzarsi su tre punti:
- le candidature alle offerte di lavoro dei CPI;
- la partecipazione alle politiche attive regionali, che riguardano formazione, tirocini e ricollocazione;
- la performance occupazionale del sistema regionale dei servizi e delle politiche attive.
Andiamo allora a vedere le performance del sistema regionale comprensivo dei servizi e delle politiche attive e ricaviamone le considerazioni di miglioramento.
Sulle politiche attive in Veneto abbiamo due esempi virtuosi: Garanzia Giovani e Assegno per il Lavoro. I numeri ci dicono che su un totale di circa 140 mila persone che ogni anno si rivolgono ai Centri per l’Impiego della regione il 90% arriva alla stipula di un Patto di servizio personalizzato e uno su tre è interessato da almeno una delle principali misure di politica attiva disponibili. Chi vi partecipa ha poi maggiori probabilità di inserirsi nel mercato del lavoro: complessivamente circa il 63% di quanti rilasciano la DID trova lavoro entro 12 mesi, ma le percentuali salgono rispettivamente al 75% per chi partecipa a Garanzia Giovani, al 67% per l’Assegno per il Lavoro e poco meno per chi svolge un tirocinio.
In termini di incontro tra domanda e offerta di lavoro, il sistema pubblico dei Centri per l’impiego mette oggi a disposizione attraverso il portale ClicLavoro Veneto oltre 1.800 offerte di lavoro per un totale di circa 4.000 posti effettivi e collabora con imprese e Agenzie per il lavoro fornendo un servizio di preselezione dei disoccupati veneti disponibili. Non limitiamoci allora ad osservare quanti lavoratori attribuiscono al CPI il successo della propria ricerca, ma guardiamo anche a quanti candidati vengono selezionati dal sistema pubblico e segnalati alle imprese. Sempre che, ovviamente, l'impresa abbia attivato adeguati canali di selezione e si sia rivolta anche al sistema dei servizi pubblici per l'impiego.
Non dimentichiamoci infine del ruolo della responsabilità individuale. I lavoratori e chi è alla ricerca di una nuova occupazione deve sapere che curare la propria occupabilità, in primo luogo con la formazione, oltre che un diritto deve essere anche un dovere. Per tutti.
Tiziano Barone, Direttore Veneto Lavoro
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