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Pubblicato il 19.03.2024

Il miglior regalo per la festa del papà? Congedi di paternità paritari

Per favorire una genitorialità più paritaria è diventato importante investire sui congedi parentali dedicati ai padri così da orientare una maggior condivisione delle responsabilità di cura

Buona festa a tutti i papà!
Il significato di questa giornata sta nella celebrazione del ruolo fondamentale che hanno i
padri nella crescita e nello sviluppo dei loro figli.

La figura del papà è molto cambiata nel tempo, riflesso dei cambiamenti sociali, culturali
ed economici che si sono susseguiti nel corso degli anni. In passato, il padre era spesso
associato quasi esclusivamente a colui il cui ruolo era quello di pensare al sostentamento familiare, con responsabilità limitate nella cura dei figli.

Con l’evoluzione dei ruoli di genere, il papà moderno è diventato sempre più coinvolto nella vita familiare. È cresciuta la consapevolezza dell’importanza dell’empatia, della comunicazione aperta e del coinvolgimento emotivo nel rapporto con i propri figli, contribuendo a una maggiore intimità e comprensione reciproca all’interno della famiglia.
L’emergere di una maggiore sensibilità verso l’equità di genere ha anche incoraggiato i papà a rompere molti degli stereotipi precedenti.

Quale ruolo nelle attività di cura?
Il ruolo della figura paterna nel benessere dei figli ha portato ad una sua una maggiore partecipazione nella cura e nell’educazione dei bambini nonostante, in molti casi, queste attività siano ancora appannaggio delle donne, restando asimmetriche tra i generi, soprattutto nel nostro Paese. Come mostrano i dati EIGE aggiornati al 2022, in Italia il 32,1% delle donne tra 25 e 49 anni dedica oltre 50 ore alla cura dei figli; per gli uomini della stessa età la quota scende al 7,2%. L’impegno delle madri nelle attività di cura si ripercuote sulla loro presenza nel mondo del lavoro, rimanendo ancora lontana da quella dei loro compagni o mariti.

In molti segmenti della società italiana e non solo sembra quindi persistere quello stesso modello culturale – oggi riassunto nell’espressione “male breadwinner” – che continua a vedere il padre impegnato nel lavoro retribuito e la madre comunque responsabile delle attività di cura familiare. Un modello ampiamente accettato e diffuso nel XX secolo, soprattutto durante gli anni ‘50 e ‘60, quando le norme sociali tendevano a relegare le donne al ruolo di casalinghe.

È ben vero che, a partire dagli anni ‘70, le cose per le donne sono cambiate e si è assistito a un cambiamento nella struttura familiare e nei ruoli di genere. Con l’accesso ai gradi più alti dell’istruzione, l’ingresso nel mondo del lavoro e l’emergere di movimenti per l’uguaglianza di genere, il matrimonio e, più in generale, la realizzazione unicamente in una prospettiva familiare ha smesso di costituire il massimo traguardo per una persona di sesso femminile. La società attuale si sta spostando sempre più verso un modello c.d. “dual earner” in cui sia il padre che la madre lavorano al di fuori della casa e condividono le responsabilità finanziarie della famiglia, in risposta anche alle trasformazioni economiche come l’aumento dei costi della vita e la necessità di due redditi per mantenere uno standard di vita accettabile. In questo contesto assume un ruolo fondamentale la definizione di strumenti di conciliazione che possano consentire a uomini e donne un’equa distribuzione delle loro responsabilità familiari e quindi la possibilità di essere madri e padri ma anche lavoratrici e lavoratori.

Per favorire una genitorialità più paritaria, oltre che l’estensione dei servizi per l’infanzia (sia in termini di ampliamento dei posti disponibili, che in termini di riduzione dei costi per le famiglie), è diventato importante investire sui congedi parentali dedicati ai padri così da orientare una maggior condivisione delle responsabilità di cura.

Qual è l’attuale normativa del congedo parentale riservato ai padri?
I congedi parentali sono periodi di astensione dal lavoro, concessi ai lavoratori e alle lavoratrici per prendersi cura dei propri figli nei primi anni di vita e soddisfarne i bisogni affettivi e relazionali. Al fine di raggiungere una maggiore parità lavorativa di genere, negli ultimi anni sono state introdotte diverse modifiche che ne hanno esteso l’accesso per entrambe le figure genitoriali.

Nonostante questo, il congedo parentale riservato ai padri sembra stentare a diffondersi.
Guardando ai Paesi OCSE, i dati diffusi dall’UNICEF raccontano innanzitutto come il congedo di paternità non sia così ampiamente disponibile come quello di maternità. Dei 41 Paesi analizzati, 26 offrono un congedo di paternità retribuito rispetto ai 40 che offrono congedi di maternità retribuiti.

In Italia la situazione non è diversa, nonostante i passi avanti. Il decreto legislativo 105/2022 in attuazione ad una specifica direttiva UE, ha confermato come strutturale il congedo di paternità obbligatorio. Il congedo di paternità obbligatorio ha una durata di 10 giorni, a cui viene corrisposto il 100% della retribuzione; il nuovo articolo 27 bis ha esteso la possibilità di usufruirne anche nei due mesi precedenti il parto. Poca cosa rispetto alla durata del congedo obbligatorio di maternità che è esteso a 5 mesi retribuiti al 100%: è evidente come, di fatto, le attività di cura rimangano a carico delle donne e lontane da un loro riequilibrio tra i ruoli familiari.

Sul fronte del congedo parentale facoltativo la Legge di Bilancio 2024 interviene con alcune importanti novità, modificando sostanzialmente le retribuzioni durante il periodo di congedo. I genitori possono richiedere fino a 10 mesi di congedo in aggiunta al periodo obbligatorio, in modo continuativo o frazionato: per due mesi l’indennità prevista è pari all’80% della retribuzione; per i successivi otto mesi, l’indennità è pari al 30% della retribuzione.

I dati disponibili al momento non consentono di fare una previsione sull’impatto delle nuove misure in relazione alla promozione della parità di genere e ad una condivisione più equa dei compiti familiari. È importante però continuare a sostenere questi strumenti che hanno risvolti anche sullo sviluppo personale, in linea con le aspirazioni e le inclinazioni di ciascun individuo, sia donna, sia uomo. Se è infatti importante l’affermazione del ruolo delle prime nel mondo del lavoro, è altrettanto importante spezzare i pregiudizi e le discriminazioni non solo nei confronti di quei padri che vogliono vivere maggiormente la nascita dei propri figli ma fare in modo che ogni padre sia spinto a cogliere questa possibilità. Allora sì che la festa del papà sarà tutta un’altra storia!

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