Competenze digitali e mestieri tradizionali: la trasformazione è già in atto
Una ricerca dell’Osservatorio professioni digitali dell’Università di Padova sui lavori ibridi certifica la necessità di integrare competenze tecniche, digitali e trasversali
L’ibridazione dei lavori consolidati è un fenomeno reale e pervasivo che non risparmia nemmeno i mestieri tradizionali: dai cassieri ai chirurghi, dagli operai agli artigiani, fino ai professionisti, sempre più spesso ai lavoratori viene richiesto di saper combinare e integrare competenze tecniche, competenze informatiche e digitali e soft skills.
È una delle conclusioni cui giunge la ricerca realizzata dall’Osservatorio professioni digitali dell’Università di Padova, in collaborazione con Veneto Lavoro, sui lavori ibridi. L’indagine ha preso in considerazione un campione di 300 lavoratori, di età compresa tra i 25 e i 52 anni, che nell’ultimo anno hanno cambiato lavoro, analizzando il contenuto del lavoro effettivamente svolto. Agli intervistati è stato chiesto con quale frequenza e con quale grado di conoscenza sono loro richieste, nell’attività lavorativa quotidiana, conoscenze di tipo informatico e soft skills che vanno oltre le competenze professionali necessarie per svolgere i propri compiti abituali.
Ne è emerso, ad esempio, che cercare informazioni online, produrre contenuti digitali o utilizzare fogli di lavoro sono ormai considerate competenze trasversali, che spesso si accompagnano e integrano le competenze tecniche e gestionali richieste da uno specifico mestiere. Lo stesso vale per competenze più prettamente informatiche (Internet of things e cloud computing su tutte) e per soft skills quali la capacità di risolvere problemi o lavorare in gruppo.
Un fenomeno che interessa maggiormente Millennials (i nati dopo il 1981) e i lavoratori più istruiti, ma che riguarda sempre più anche gli over 40, e che tende a sostituire il concetto di “specializzazione” con quello di “flessibilità”. Tanto da spingere i ricercatori a un’originale metafora: i lavori ibridi assomigliano a un felino e il grado di ibridazione ne determina la specie. I lavori più “contaminati” assomigliano ai gatti, animali onnivori che riescono ad adattarsi rapidamente a qualsiasi situazione, mentre i lavori tradizionali sono linci, animali fieri e bellissimi ma prevalentemente carnivori e oggi in via d'estinzione in molti Paesi.
Per limitare questo gap digitale, secondo i ricercatori, serve anche una radicale innovazione nelle modalità di formazione, non solo per chi ha perso il lavoro e ne cerca uno, ma anche per quanti, pur occupati, rischiano di rimanere indietro.
Maggiori informazioni sul sito www.osservatorioprofessionidigitali.it .
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