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Pubblicato il 16.02.2018

L’editoriale di ClicLavoro Veneto: scaduti gli incentivi cosa accadrà ai lavoratori assunti nel 2015?

Nel 2018 scade la decontribuzione triennale prevista per chi è stato assunto con contratto a tempo indeterminato nel 2015, ma il temuto boom di licenziamenti non si è visto 

Il 2018 potrebbe rivelarsi un anno importante per valutare l’efficacia degli incentivi introdotti negli ultimi anni per favorire la stabilizzazione del mercato del lavoro. Già nel mese di gennaio, infatti, hanno iniziato a scadere le agevolazioni previste per chi nel 2015 ha assunto un lavoratore con contratto a tempo indeterminato, o tramite trasformazione di un rapporto a termine, e ha potuto beneficiare di un esonero contributivo triennale fino a un massimo di 8.060 euro l’anno. 

Il venir meno dello sgravio, unito all’introduzione del contratto a tutele crescenti, che di fatto ha portato alla soppressione dell’articolo 18 rendendo possibile il licenziamento a fronte di un indennizzo economico proporzionato all’anzianità di lavoro, potrebbe rappresentare, secondo alcuni osservatori, un motivo sufficiente per attendersi un’ondata di licenziamenti. Un rischio che secondo le stime della CGIA di Mestre potrebbe riguardare una platea di oltre 1 milione di lavoratori.

È un’ipotesi plausibile o è più probabile che buona parte di quei posti di lavoro saranno mantenuti?

Per avere una risposta definitiva bisognerà attendere almeno la fine dell’anno, in modo da poter osservare la tenuta di tutti i rapporti di lavoro attivati nel 2015, ma qualche indizio lo si può già ricavare.

Uno studio di Veneto Lavoro di recente pubblicazione ha dimostrato che il rischio di un boom di licenziamenti sembra al momento escluso. L’indagine ha preso in considerazione i rapporti a tempo indeterminato che hanno beneficiato dell’agevolazione nel gennaio 2015 in Veneto, verificando la percentuale di quelli ancora in essere a distanza di 36 mesi, ovvero nel mese di gennaio 2018. Si tratta, in sostanza, di stabilire quello che in gergo si definisce “tasso di sopravvivenza”. Ebbene, il risultato è che tale percentuale, pari al 59%, è del tutto simile e anzi leggermente superiore a quella registrata per i contratti a tempo indeterminato attivati prima del 2015, ossia prima degli incentivi e dell’introduzione del contratto a tutele crescenti. Nulla di anomalo, dunque, considerato che a differenza di quanto si possa pensare un contratto a tempo indeterminato non dura affatto per sempre: le statistiche ci dicono, infatti, che uno su tre si conclude entro un anno, spesso per volontà del lavoratore stesso, e che circa la metà non arriva ai 3 anni di durata. Certo, quello relativo ai contratti “esonerati” è un dato provvisorio, sia perché a gennaio 2015 c'erano ancora alcune incertezze sull’applicazione dell’incentivo, poi risolte con una circolare Inps, ma anche perché il contratto a tutele crescenti, considerato uno dei principali fattori di rischio, è entrato in vigore soltanto nel mese di marzo.

Lo scenario più plausibile, in ogni caso, è proprio quello che la scadenza degli incentivi non influirà in maniera decisiva sulla tenuta dei livelli occupazionali. Del resto, perché un datore di lavoro che ha passato tre anni a formare un proprio dipendente dovrebbe licenziarlo ora, a fronte di un risparmio di poche migliaia di euro, e ridurre il proprio organico in una fase di consolidamento della ripresa?

È noto che sebbene utile a dare impulso alla crescita occupazionale, la politica degli sgravi non è di per sé sufficiente a creare lavoro se non accompagnata da una congiuntura economica favorevole. Prendiamo ad esempio un’altra indagine di Veneto Lavoro, finalizzata a verificare il primo impatto sulle assunzioni dei giovani dei nuovi sgravi previsti per il 2018. Con l’inizio dell’anno è vero che le assunzioni di giovani under 35, e la loro incidenza sul totale, sono aumentate, probabilmente proprio grazie agli incentivi, ma è anche vero che la crescita occupazionale, su livelli che non si vedevano dal 2009, ha interessato anche tutte le altre fasce di età. Ed è anche grazie alla stabilizzazione degli organici aziendali e alla trasformazione dei molti contratti a termine attivati lo scorso anno, a dimostrazione che almeno il Veneto sembra aver agganciato la ripresa in maniera stabile.

  • Fonte: Luca Candido - Redazione ClicLavoro Veneto

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