L’editoriale di ClicLavoro Veneto: un assegno da spendere per trovare lavoro
L'esempio dell'Assegno per il Lavoro della Regione del Veneto, iniziativa che mira all'attivazione della persona nella ricerca di una nuova occupazione
In un mercato del lavoro sempre più mutevole e flessibile, nel quale le carriere professionali, specie dei più giovani, sono spesso costituite da un alternarsi di lavori diversi, periodi di inattività e momenti di formazione, la vera sfida diventa quella di governare le transizioni tra un’occupazione e l’altra. In tale contesto, le politiche del lavoro dovrebbero guardare alla tutela dell’occupabilità della persona più che alla tutela del posto di lavoro. Garantire un paracadute economico alle persone rimaste senza lavoro non è più sufficiente se non accompagnato (e subordinato) a un supporto nella ricerca attiva di un’occupazione e a interventi di rafforzamento e riqualificazione delle competenze.
Anche il Reddito di Cittadinanza (RdC) integra un supporto alla ricollocazione, e alcune iniziative, nazionali e regionali, che hanno come scopo primario l'attivazione della persona vanno proprio in questa direzione. L’assegno di ricollocazione, inizialmente riservato ai disoccupati in Naspi da almeno 4 mesi e ora inglobato nel RdC, ha rappresentato uno dei primi tentativi di mettere a punto uno strumento di supporto alla ricollocazione universale e facilmente accessibile, ma la sperimentazione avviata nel 2017 sul territorio nazionale non ha dato i risultati attesi. In 6 mesi hanno aderito appena 2.500 persone sui 30.000 coinvolti e lo strumento non è mai decollato davvero. Ciò è accaduto per diversi motivi, ma principalmente per la scarsa propensione del disoccupato a rinunciare anticipatamente all’indennità di disoccupazione. Chi percepisce la Naspi, preferisce sfruttarla fino all’ultimo giorno e decide di attivarsi concretamente nella ricerca di un lavoro solo all’approssimarsi della sua scadenza, nonostante le probabilità di rioccuparsi diminuiscano sensibilmente con il passare dei mesi.
In Veneto, poco più di un anno fa, ha fatto il suo debutto uno strumento analogo, l’Assegno per il Lavoro, che del quasi omonimo nazionale riprende l’impostazione generale tentando di superarne alcuni limiti.
Lo strumento, finanziato dalla Regione del Veneto, è rivolto a qualsiasi disoccupato residente o domiciliato in Veneto e di età superiore ai 30 anni, indipendentemente dal fatto che percipisca la Naspi o meno. Il principio alla base dell’iniziativa è quello di mettere la persona al centro delle politiche, stimolandone l’attivazione nella ricerca di un lavoro e supportandolo con una serie di servizi qualificati. Ma in cosa consiste concretamente? Si tratta di un assegno virtuale che non va in tasca al disoccupato ma che può essere utilizzato da quest’ultimo per “acquistare” da enti privati accreditati servizi di assistenza alla ricollocazione. La procedura è semplice: il disoccupato inoltra la richiesta di assegno al proprio Centro per l’Impiego o attraverso la sezione dedicata di ClicLavoro Veneto, www.cliclavoroveneto.it/assegno-per-il-lavoro. Una volta verificati i requisiti e formalizzata l’adesione, il Centro per l’Impiego rilascia virtualmente l’assegno al disoccupato, il quale può scegliere liberamente l’ente cui rivolgersi e, con l’aiuto di un tutor, individuare il percorso di assistenza e formazione più indicato per le proprie competenze e aspettative. La vera novità, come già era stato per l’assegno di ricollocazione nazionale, è proprio questa: non è l’ente che seleziona il candidato, ma la persona che seleziona l’ente. Quest’ultimo viene rimborsato per i servizi erogati, in base al valore economico dell’assegno, solo a risultato acquisito, ovvero solo se il lavoratore ha trovato lavoro con un contratto stabile.
A un anno dall'avvio il bilancio dell'Assegno per il Lavoro è incoraggiante, specie se confrontato con l'esperienza dell'Assegno di ricollocazione nazionale: al 31 dicembre 2018, gli assegni rilasciati dai Centri per l’Impiego sono circa 14 mila, più di 11 mila beneficiari hanno iniziato un percorso presso uno degli enti privati accreditati e circa 6 mila hanno già stipulato un contratto di lavoro (nel 30% dei casi di durata superiore ai 6 mesi). Rispetto all'Assegno di ricollocazione, il problema della scarsa propensione a rinunciare alla Naspi influisce in misura inferiore, considerato che 2 beneficiari dell'Assegno per il Lavoro su 3 non percepiscono alcun ammortizzatore sociale e si presume siano più incentivati a partecipare alle attività e trovare un lavoro nel più breve tempo possibile. Tutti i corsi disponibili, inoltre, sono pubblicati sul sito di ClicLavoro Veneto e liberamente consultabili, con il duplice vantaggio di consentire al disoccupato di sapere esattamente le attività cui potrà partecipare, scegliendo l’ente anche in base ai servizi offerti, e di mettere in competizione tra loro gli stessi enti, a vantaggio della qualità dell’offerta.
Un anno non è probabilmente un periodo di tempo sufficiente per valutare l'efficacia di una politica, ma se l'obiettivo primario è quello di stimolare il disoccupato ad attivarsi concretamente nella ricerca di un nuovo lavoro la strada intrapresa sembra essere quella giusta e l'Assegno per il Lavoro può configurarsi come modello nazionale di politica attiva. Anche se, come il lungo dibattito sul Reddito di Cittadinanza dimostra, per decretare il successo di iniziative come questa serve anche, e soprattutto, una svolta culturale.
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- Fonte: Luca Candido - Redazione ClicLavoro Veneto