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Pubblicato il 08.03.2024

Giornata internazionale della donna: che ricorrenza è? Serve ancora?

L’8 marzo, anche quest’anno, porta con sé una serie di domande: cosa significa questa ricorrenza? Cosa si celebra effettivamente? E soprattutto, nel 2024, è ancora necessaria?
 

Giornata internazionale della donna: che ricorrenza è? Serve ancora?Partiamo dal presupposto che l'8 marzo non rappresenta la Festa della donna, bensì la Giornata internazionale della donna (o Giornata internazionale dei diritti delle donne), come stabilito fin dalle sue origini nel 1908. In quell'anno, negli Stati Uniti, le donne scesero per la prima volta in strada per rivendicare il diritto di voto.

Da quel momento in avanti, l'8 marzo ha attraversato i confini nazionali, assumendo forme diverse nei vari Paesi e diffondendosi in modo informale fino al dicembre 1977. In tale data, l'Assemblea delle Nazioni Unite ufficializzò l'inclusione della Giornata internazionale della donna nel calendario mondiale.
Nel settembre 1944 a Roma è stato istituito l’UDI, Unione Donne Italiane, e si è deciso di celebrare il successivo 8 marzo la giornata della donna nelle zone liberate dell'Italia.

E sono proprio le donne italiane le prime ad ottenere un giusto salario. In particolare, le tessitrici di Biella. Nell’anno 1945 “il patto della montagna”, firmato in clandestinità prima ancora della fine della guerra, sancì per la prima volta la parità retributiva tra uomo e donna. L’accordo definì di mantenere attive le fabbriche e di migliorare le condizioni di lavoro. In quell'occasione venne introdotta non solo la parità retributiva, ma anche un congedo di maternità retribuito.
E’ affascinante pensare a come, in quei momenti difficili durante la seconda guerra mondiale, i lavoratori e lavoratrici si siano uniti per creare un cambiamento positivo. Il Patto della Montagna rimane un esempio di coraggio e di determinazione nel perseguire l’uguaglianza e i diritti delle lavoratrici e lavoratori.

L’8 marzo non è una festa

La Giornata internazionale della donna costituisce un momento significativo che enfatizza la cruciale battaglia per i diritti delle donne, focalizzandosi in particolare sulla loro emancipazione. Questa commemorazione richiama l'attenzione sulle vittorie ottenute nei settori sociale, economico e politico, ponendo l'accento su temi cruciali come la parità di genere, le discriminazioni e le violenze perpetrate contro le donne.

Questo ci fa comprendere quanto la Giornata internazionale della donna sia distante dall'interpretazione di "festa" in virtù della sua motivazione incentrata sulla riflessione e sulla rivendicazione, anziché sulla celebrazione.

Perché serve ancora

Ogni anno, ci si chiede se celebrare l’8 marzo abbia ancora senso. Ma l’8 marzo, anche quest’anno, serve a ricordarci che la parità è ancora lontana, ma che è proprio la parità l’unica strada possibile.

Di celebrare l’8 marzo non si può fare a meno. I dati parlano chiaro e le notizie di cronaca raccontano un mondo dove la parità si vede ancora col binocolo, sebbene i numerosi passi fatti nel tempo.

Secondo il Global gender gap report 2023, pubblicato dal World economic forum, che analizza l’evoluzione della parità in 146 Paesi del mondo attraverso quattro dimensioni (opportunità economiche, istruzione, salute ed emancipazione politica), all’attuale ritmo di progresso, ci vorranno 131 anni per raggiungere la piena parità, 162 anni per colmare il divario nell'emancipazione politica, 169 anni per il divario nelle opportunità economiche, 16 anni per il divario di genere nel livello di istruzione. Il tempo per colmare il divario nel campo della salute rimane indefinito.

Appare evidente come la strada da percorrere sia lunga e in salita: la parità di genere nel mercato del lavoro rimane una sfida importante: non solo la partecipazione delle donne è diminuita negli ultimi anni a livello globale, ma altri indicatori mostrano disparità sostanziali tra donne e uomini. 
Ecco allora che l'8 marzo, anche nel 2024, è quanto mai necessario, per riflettere su quanto sia stato realizzato, ma al contempo su quanta strada rimanga ancora da percorrere. Non è una giornata festiva, ma piuttosto un richiamo all'impegno quotidiano per la costruzione di un mondo più equo.
 

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