L'editoriale di ClicLavoro Veneto: il mercato del lavoro tra crescita occupazionale e qualità del lavoro
Il Primo Maggio non è soltanto una giornata di celebrazione, ma un’occasione di riflessione collettiva sul valore del lavoro e sulle sfide che tutti noi siamo chiamati ad affrontare per contribuire alla costruzione di un mercato del lavoro più equo, più stabile e più inclusivo.
Il Veneto, storicamente terra di impresa e di occupazione, ha dimostrato di saper rispondere con resilienza, capacità di adattamento e spirito di innovazione alle trasformazioni che il mercato del lavoro ha vissuto negli ultimi anni.
Al netto del periodo pandemico, il numero degli occupati in regione è risultato in costante crescita. Secondo i dati Istat sull’offerta di lavoro, in Veneto nel 2024 gli occupati sono 2 milioni e 230 mila, il 5% in più rispetto al 2018, di cui 1 milione e 600 mila (l’88%) a tempo indeterminato. Il tasso di occupazione nella fascia 15-74 anni passato dal 58,1% al 61,2%, a fronte di una media italiana del 54,1%. Il tasso di occupazione femminile è salito al 53,5% (8 punti percentuale in più della media nazionale) e il tasso di disoccupazione è sceso sotto il 3% (era al 6,5% nel 2018).
I dati Silv di Veneto Lavoro sulle dinamiche del lavoro dipendente confermano questa tendenza. A fine 2024 il bilancio occupazionale è positivo per +31.200 posizioni di lavoro. Si tratta di un risultato meno favorevole di quello osservato l’anno precedente e certamente condizionato dall’elevata incertezza del quadro economico internazionale, dalle tensioni geopolitiche e commerciali, e da una debole domanda dei mercati che ha colpito in particolare il settore manifatturiero. Ma rimane tuttavia al di sopra dei livelli registrati nel 2019 in periodo pre-pandemico. A crescere è stata soprattutto l’occupazione stabile, anche tra i giovani: i contratti a tempo indeterminato hanno registrato un saldo di +33.900 posizioni lavorative, con oltre 130 mila assunzioni (30 mila di giovani) e 87 mila trasformazioni da contratti a termine (35 mila tra i giovani) nel corso dell’anno, segnale della spinta a “trattenere” le risorse umane da parte delle imprese. Dove non ha interamente compensato la perdita registrata con le altre tipologie contrattuali dipendenti (tempo determinato, apprendistato e somministrato), il tempo indeterminato ha comunque interessato la stragrande maggioranza dei posti guadagnati nelle singole province del Veneto, come a Rovigo (72%), Verona (93%) e Venezia (96%).
Nella Bussola di Veneto Lavoro i dati relativi ai primi tre mesi del 2025 hanno confermato la crescita dei posti di lavoro anche nell’anno in corso (+21.300), seppure su ritmi più bassi rispetto a quelli mostrati nell’ultimo biennio anche per gli effetti del calendario, che hanno determinato il posticipo ad aprile, in concomitanza con la ricorrenza della Pasqua, dell’avvio della stagione turistica.
Ma i numeri, da soli, non bastano e diventa sempre più importante analizzare anche indicatori relativi alla qualità del lavoro. Se da un lato essa si lega alla questione salariale, che dipende da fattori quali contrattazione, cuneo fiscale, produttività e welfare aziendale, dall’altro un'occupazione di qualità significa posti di lavoro stabili e duraturi, in grado di valorizzare le competenze di ciascun lavoratore, ed equità nell’accesso al mercato del lavoro anche per quelle componenti della forza lavoro oggi più penalizzate: donne, giovani, lavoratori svantaggiati, persone con disabilità, stranieri.
Da questo punto di vista, quelli che ad alcuni distratti osservatori possono sembrare segnali di precarietà, come la preponderanza di assunzioni a termine o la diffusione del part-time, riflettono in realtà, almeno in parte, la struttura economico-produttiva della nostra regione. Nell’ultimo anno il divario tra i settori manifatturieri e i servizi si è accentuato: mentre il comparto industriale ha affrontato una fase di contrazione generalizzata dei livelli di crescita, soprattutto per le difficoltà attraversate dai comparti del manifatturiero, i servizi hanno mantenuto una dinamica più favorevole grazie al buon andamento del turismo. L’elevato numero di assunzioni di breve durata in alcuni ambiti occupazionali è quindi riconducibile (anche) alle necessità organizzative di alcuni settori, ad esempio come risposta a dinamiche stagionali o picchi produttivi, e dovrebbe essere considerato contestualmente alla dinamica del tempo indeterminato, che come abbiamo visto è risultata essere in forte crescita.
Anche la recentissima analisi dell’Osservatorio di Veneto Lavoro sull’aumento del part-time, talvolta superficialmente interpretato esclusivamente come tratto di precarietà, dimostra invece che l'incremento di questa tipologia contrattuale si può ricondurre prevalentemente ad ambiti lavorativi del terziario dove la riduzione oraria è funzionale all’organizzazione stessa del lavoro e quindi, di nuovo, alle caratteristiche del nostro tessuto economico. La crescita del contratto a tempo parziale si è in realtà accompagnata negli ultimi anni a una crescita complessiva dell’occupazione dipendente, caratterizzandosi in molti casi come una precisa scelta di conciliazione dei tempi di vita e lavoro da parte di lavoratori e, soprattutto, lavoratrici.
Da ultimo, il tema delle tutele contrattuali. Con il nostro Osservatorio abbiamo avviato quest’anno un’attività di ricerca sull’applicazione dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro alle assunzioni effettuate dalle imprese venete con contratto di lavoro dipendente privato e abbiamo rilevato che la quasi totalità dei rapporti di lavoro prevede l’applicazione di un CCNL (98%), a dimostrazione del fatto che il tema dei bassi salari può solo marginalmente essere associato ad aree di lavoro grigio.
Il tema della qualità del lavoro, tuttavia, non si esaurisce soltanto in condizioni contrattuali adeguate, ma richiede anche un’azione costante verso Persone, Imprese e i Sistemi. Per le Persone in cerca di lavoro, in termini di servizi di orientamento e accompagnamento nelle proprie scelte professionali (desiderate oppure obbligate da situazioni di crisi aziendali). Per le Imprese, servizi efficaci di incontro tra domanda e offerta per individuare e selezionare il capitale umano necessario. Per i Sistemi, ricordando continuamente che la questione demografica, la difficoltà di trovare alloggi a costi ragionevoli e la programmazione dei flussi migratori rappresentano tre fattori strutturali con i quali è necessario fare i conti.
In questo contesto, il ruolo delle politiche attive per il lavoro diventa ancora più cruciale. I Centri per l’impiego del Veneto sono oggi strutture moderne e proattive, capaci di orientare, formare, accompagnare le persone nelle transizioni professionali e di sostenere le imprese nelle ricerche di personale. È attraverso la collaborazione tra un sistema pubblico presente ai bisogni e innovativo nelle soluzioni, insieme ai soggetti privati accreditati capaci di fornire competenze laddove richieste, che possiamo rendere effettivo il diritto di ciascuno a un lavoro dignitoso e gratificante.
Tiziano Barone, Direttore Veneto Lavoro
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