Laurea: pubblicato il primo Rapporto di genere su scelte formative ed esiti occupazionali
Migliori performance pre-universitarie e accademiche per le donne, maggiori opportunità occupazionali e posizioni di più alto livello per gli uomini
Le donne, che nel 2020 costituiscono quasi il 60% dei laureati in Italia, secondo l’analisi del Rapporto di genere raggiungono migliori risultati nello studio: per l’istruzione superiore prediligono percorsi liceali e ottengono un voto medio di diploma più alto rispetto agli uomini, all’università vantano una maggiore regolarità negli studi e conseguono il titolo con risultati più soddisfacenti in termini di votazione. Anche le esperienze di tirocinio curriculare e di studio all’estero registrano una più alta partecipazione femminile, tendenza che si conferma in un maggiore tasso di occupazione durante gli studi rispetto agli uomini.
Ciò nonostante, gli esiti occupazionali nel breve e nel medio periodo registrano importanti differenze di genere, soprattutto in riferimento alle diverse possibilità di inserimento nel mercato del lavoro e nella valorizzazione professionale. Il tasso di occupazione risulta maggiore per gli uomini, impegnati più frequentemente in attività di lavoro autonomo rispetto alle donne; se dipendenti, gli uomini vengono assunti generalmente con contratti a tempo indeterminato, mentre le donne vengono assunte più frequentemente con contratti a tempo determinato. Anche in termini retributivi si conferma il vantaggio a favore degli uomini, i quali percepiscono in media circa il 20% in più, così come sono soprattutto gli uomini ad occupare professioni di alto livello, di tipo imprenditoriale o dirigenziale e a elevata specializzazione, tendenza confermata da alcuni meccanismi di ereditarietà della professione tra genitori e figli maschi.
Ulteriore aspetto esplorato nel Rapporto di AlmaLaurea è il fenomeno della migrazione per motivi di studio e di lavoro dei laureati, fenomeno che interessa soprattutto chi proviene dal Mezzogiorno negli spostamenti verso Nord, e, a prescindere dalla residenza, verso l’estero. In entrambi i casi la mobilità lavorativa è più intensa per gli uomini rispetto che per le donne e si associa a livelli retributivi più elevati con differenziali di genere più contenuti, anche se pur sempre a favore della componente maschile.
Un'ultima analisi del Rapporto di genere è dedicata alle differenze a seguito della pandemia da Covid-19: anche se la contrazione di richieste di CV della prima metà del 2020 ha determinato un avvicinamento delle richieste maschili a quelle femminili, in corrispondenza della progressiva riapertura delle attività economiche dei trimestri successivi la richiesta ha riguardato soprattutto i profili associati agli uomini. Sono quindi confermate le differenze di genere già emerse: la ripresa del mercato del lavoro pare aver coinvolto soprattutto i profili professionali associati agli uomini.
- Fonte: AlmaLaurea