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Pubblicato il 25.02.2021

Disoccupazione in calo nel 2020: l’effetto anomalo della pandemia

Nell’ultimo anno sono stati registrati circa 119 mila nuovi ingressi in stato di disoccupazione, il 16% in meno rispetto al 2019  


La pandemia da Covid-19 ha colpito pesantemente il mercato del lavoro nazionale e regionale, sebbene i reali effetti dell’emergenza sanitaria sullo stato di salute economico e occupazionale del Paese non sembrano ancora essersi dispiegati completamente. Secondo i più recenti dati Istat nel 2020 si è registrata una diminuzione degli occupati di circa 444 mila unità (-1,9%) su base annua, che coinvolge indistintamente uomini e donne, dipendenti e autonomi e tutte le classi di età, e le ore lavorate hanno subito un calo ancora più marcato. Gli inattivi, ovvero quanti pur non essendo occupati non cercano un lavoro, sono aumentati nel corso dell’anno di 482 mila unità.

Dati che certo non delineano un quadro rassicurante, ma tra questi spicca anche il calo dei disoccupati: 222 mila in meno nel corso del 2020 a livello nazionale.

Per il Veneto le dinamiche sono del tutto simili al resto del Paese. Secondo i dati del "Sestante" dell’Osservatorio di Veneto Lavoro, disponibile nella pagina dedicata del sito www.venetolavoro.it, i nuovi ingressi in stato di disoccupazione registrati dai Centri per l’impiego della regione sono stati complessivamente 118.800, il 16% in meno rispetto al 2019. Come si spiega questo dato?

Alla diminuzione della disoccupazione concorrono diversi fattori: innanzitutto il primo lockdown e le misure restrittive che hanno determinato la chiusura degli uffici pubblici, così come di molte attività produttive, e limitato le possibilità di spostamento dei cittadini.

In secondo luogo, l’effetto scoraggiamento, sempre rilevabile nei periodi di crisi economica, che riduce la propensione alla ricerca attiva del lavoro. I dati di Veneto Lavoro evidenziano infatti che il calo maggiore riguarda gli inoccupati (-37%), ovvero persone, prevalentemente giovani, che non hanno mai lavorato e che si affacciano sul mercato del lavoro per la prima volta, ma che viste le difficoltà del momento e la mancanza di fiducia sulla possibilità di trovare un lavoro rinunciano a cercarne uno o rinviano la ricerca di un impiego a periodi più favorevoli.  

Il motivo del calo dei disoccupati veri e propri (-13%), ovvero persone che hanno perso il lavoro e ne cercano uno nuovo, va invece ricercato negli effetti delle misure di salvaguardia dei posti di lavoro messe in campo dal Governo per tutelare i livelli occupazionali. L’estensione della cassa integrazione a larga parte della platea di lavoratori dipendenti e il contestuale divieto di licenziamento per motivo oggettivo hanno infatti contribuito a limitare le cessazioni dei rapporti di lavoro, che nell’ultimo anno hanno riguardato prevalentemente la conclusione di rapporti a tempo determinato poi non rinnovati proprio a causa dell’incertezza economica. Da considerare inoltre che un minor volume di assunzioni (per il 2020 il calo in Veneto è stato del 22,3%) significa anche meno cessazioni e, quindi, un minor numero di nuovi disoccupati.

Resta da capire cosa accadrà al venir meno di queste due misure di salvaguardia. Molti dei licenziamenti che fisiologicamente si registrano ogni anno risultano al momento “congelati” dal blocco dei licenziamenti. A questi bisognerà aggiungere quelli dei lavoratori delle aziende che, venuti meno gli aiuti statali, non saranno in grado di ripartire. Le ultime stime di Prometeia, se da un lato prevedono per il 2020 un tasso di disoccupazione fermo al 5,7%, ipotizzano infatti una crescita della disoccupazione fino al 6,7% nel corso del 2021.

L’insieme di questi elementi, come suggeriscono i ricercatori di Veneto Lavoro, invita a una certa cautela nel valutare gli andamenti del mercato del lavoro, che potranno essere osservati compiutamente solo a pandemia ormai superata.

 

  • Fonte: Redazione ClicLavoro Veneto

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