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Pubblicato il 05.06.2018

La storia del lavoro in Veneto: il distretto della gomma e delle materie plastiche

Tra i migliori distretti italiani per fatturato ed export, il cluster della gomma e delle materie plastiche ha una storia recente

Tra i distretti industriali presenti in Veneto, il comparto della gomma e delle materie plastiche costituisce, nonostante una storia manifatturiera relativamente giovane, una realtà solida, capace di posizionarsi all’ottavo posto (con un risultato di 68,5 punti su 100), nella classifica dei distretti di eccellenza stilata dall’ultimo rapporto annuale “Economia e finanza dei distretti industriali” a cura della direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo.

I trend di crescita del cluster, che nel 2016 ha superato i 5 miliardi di euro di fatturato, si possono riscontrare anche nel progressivo incremento nell’export che dura ormai da 19 trimestri. Crescita che si conferma anche nel 2017 (+5,7% sul 2016), grazie alla solida reputazione goduta, anche in questo caso, dal made in Veneto. L’aumento principale si è registrato presso i tradizionali partner commerciali e in particolare nel mercato statunitense, seguito da quello britannico, russo, polacco, francese e rumeno.

Le aziende che ne costituiscono il tessuto (poco meno di 500 realtà attive), pur nelle differenti vocazioni produttive, sono sparse lungo il territorio regionale, andando così a creare un distretto che nella sua natura multipolare trova la sua vocazione naturale. Attualmente, la maggiore densità di realtà imprenditoriali si registra tra le province di Treviso, particolarmente attiva nella filiera del riciclaggio del materiale plastico, Padova, specializzata nella produzione di semilavorati e materie prime plastiche, e Vicenza, che nella realizzazione di semilavorati, siano essi in plastica o gomma, ha costruito la sua specificità. Senza dimenticare il territorio veronese e quello veneziano, dove la produzione distrettuale trova nel calzaturiero uno storico mercato con cui relazionarsi (basti pensare alle suole delle scarpe prodotte in questi territori).

Come si può comprendere, le realtà produttive della plastica-gomma, che impiegano circa 20 mila lavoratori, si sono specializzate nel tempo nella realizzazione di una vasta gamma di prodotti. Merito, sicuramente, degli intensi rapporti di fornitura e collaborazione intersettoriale, scaturiti dalle necessità di settori quali l’occhialeria, il calzaturiero o, ancora, il metalmeccanico e  il condizionamento o la refrigerazione industriale.

La capacità di saper plasmare i processi produttivi in base alle necessità provenienti dal mercato, riuscendo a modulare la produzione al mutare delle richieste della filiera, rappresenta un tratto che contraddistingue il settore fin dalle sue origini. Origine storiche caratterizzate, fin dai loro primordi, dallo sviluppo di Marghera: il ruolo predominante del comparto chimico all’interno dell’agglomerato industriale costituì, infatti, il terreno di cultura indispensabile alla fondazione, già a partire dagli anni ’30 del Novecento, delle prime imprese specializzate nella produzione di materiali plastici, quali celluloide e bachelite, che trovarono ben presto un largo utilizzo nel manifatturiero.

La bachelite, in tal senso, può rappresentare un esempio abbastanza paradigmatico: alcune sue qualità, come ad esempio la duttilità, l’economicità e, soprattutto, il peso contenuto ne favorirono la diffusione presso l’occhialeria, consentendo di abbattere i costi del prodotto finale.

Le materie plastiche trovarono largo impiego anche nel tessile, che in Veneto, come visto negli articoli precedenti, costituì a lungo la principale ossatura industriale. Accanto ai filati in viscosa e caseinici, tipici della temperie autarchica cui andò incontro l’industria italiana durante il Ventennio, le realtà tessili regionali iniziarono anche a lavorare tessuti sintetici, quali fibre poliammidiche e in poliestere, nonché a trattare il rayon che, proprio nel periodo compreso tra le due Guerre Mondiali, ottenne un incredibile successo, permettendo la produzione di calze non troppo dissimili dalle ben più costose calze in seta.

Fu solamente con il Dopoguerra, grazie anche alle innovazioni provenienti dalla ricerca scientifica, che si registrò un vero e proprio decollo del settore, stimolato dalla domanda crescente del mercato interno. A giovarne fu sicuramente la produzione di gomma, che terminate le esigenze belliche, volano di sviluppo per la ricerca sulla gomma sintetica, trovò nel progressivo aumento della motorizzazione della società veneta ulteriori sbocchi ove convogliare le proprie merci.

Gli anni ’50 furono, tuttavia, profondamente segnati dall’ascesa del polipropilene isotattico, scoperto nel 1954 da Giulio Natta e prodotto industrialmente a partire del 1957, e del polietilene, testimone indiscusso del boom economico, che si prestò ad un sorprende numero di utilizzi.

Gli anni ’60 e ’70 sancirono, grazie alla diffusione di macchinari e tecnologie innovative, il vero decollo dell’industria plastica e della gomma venete, cui si accompagnò un proliferare di realtà industriali medio-piccole.

In definitiva, pur non potendo vantare profonde radici storiche, il distretto multipolare della plastica e della gomma si conferma oggi fondamentale per l’economia regionale, anche grazie ad uno spirito di adattamento che prima ne ha favorito la nascita e lo sviluppo, e in tempi più recenti lo ha reso in grado di affrontare al meglio le sfide provenienti dai mercati nazionali e internazionali.

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  • Fonte: Redazione ClicLavoro Veneto

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