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Pubblicato il 26.01.2018

L’editoriale di ClicLavoro Veneto: il tirocinio come strumento di inserimento stabile nel mercato del lavoro

Isolata esperienza di lavoro scarsamente formativa o efficace misura di politica attiva del lavoro? Il dibattito sul tirocinio nel contesto dei dati regionali 

Lo scorso primo gennaio sono entrate in vigore in Veneto le nuove disposizioni in materia di tirocini, nate con l’obiettivo di riqualificare tale strumento e combattere gli abusi cui si è assistito negli utlimi anni. La normativa definisce espressamente il tirocinio una “misura formativa di politica attiva del lavoro”, che non costituisce un vero e proprio rapporto di lavoro.

In attesa di poter verificare gli effetti delle nuove norme, uno studio di Veneto Lavoro ci aiuta a capire la portata del fenomeno, analizzando caratteristiche ed esiti occupazionali dei tirocini attivati in Veneto tra il 2013 e il 2015.

Emerge innanzitutto la significativa crescita dei tirocini attivati in regione, passati dai 27 mila del 2013 agli oltre 38 mila del 2015, con un costante aumento di quelli strettamente connessi a specifiche misure di politica per il lavoro messe in campo dalla Regione del Veneto (oltre 7 mila nel 2015, di cui il 90% nell’ambito di Garanzia Giovani Veneto). Ad aumentare sono anche le imprese che vi fanno ricorso, circa 19 mila nel 2015, e il terziario risulta l’ambito tipico di impiego, con 24 mila tirocini attivati da parte di 12.500 imprese concentrate nei settori del commercio, del turismo e delle attività professionali.

Una tendenza che negli ultimi anni non ha accennato a diminuire: nei primi nove mesi del 2017 i tirocini attivati in Veneto sono stati 35.300, rispettivamente il 21% e il 31% in più rispetto agli stessi periodi del 2016 e del 2015, con Padova, Treviso e Vicenza i territori nei quali si concentra il maggior numero di attivazioni.

A contribuire all’espansione dei tirocini sono stati anche gli effetti del programma Garanzia Giovani Veneto, del quale rappresentano una delle misure previste proprio in virtù del loro carattere formativo. Quelli attivati nell’ambito dell’iniziativa, tra maggio 2014 e settembre 2017, sono stati 11.350.

Non è un caso allora se la maggior parte dei tirocinanti sono giovani italiani tra i 20 e i 25 anni, diplomati e laureati, ma negli ultimi anni è aumentato anche il numero dei trentenni, quarantenni e over 50 coinvolti. Nella metà dei casi si tratta di persone disoccupate o alla ricerca del primo impiego. I tirocini, generalmente della durata di 6 mesi e con orario full time, riguardano soprattutto le qualifiche di impiegato, le professioni qualificate nei servizi e quelle tecniche, e incidono maggiormente per figure quali docenti e ricercatori, ingegneri e architetti, chimici, fisici e matematici.

Ma il tirocinio serve davvero a trovare in seguito un’occupazione più stabile? I dati di Veneto Lavoro dicono che in 7 casi su 10 al tirocinio è seguita una nuova esperienza di lavoro. Sui 69.834 tirocinanti del triennio 2013-2015, infatti, 48.054 (il 69%) hanno continuato a lavorare o trovato un lavoro entro un anno dalla conclusione del tirocinio, molti dei quali all’interno della stessa impresa. La percentuale è superiore (74%) per i tirocini attivati nell’ambito di Garanzia Giovani Veneto, anche se in questo caso ci vuole più tempo per trovare lavoro e meno frequentemente accade all’interno della stessa azienda nella quale si è svolto lo stage. Bisogna considerare, però, che il Programma, partito ufficialmente a maggio 2014, ha dovuto scontare una partenza a rilento, a causa di alcune difficoltà burocratiche e amministrative, e che i dati sui tirocini si riferiscono proprio al primo anno di entrata in vigore.

Nella maggior parte dei casi al tirocinio ha fatto seguito un contratto a tempo determinato (28%) o, soprattutto in caso di impiego nella stessa azienda, di apprendistato (26%), mentre la quota di contratti a tempo indeterminato risulta più marginale (9%). Ricollocarsi è più facile per i giovani italiani con livelli di istruzione elevati.

Non sempre tutto va per il meglio: per 22 mila lavoratori, infatti, il tirocinio ha rappresentato l’ultima o l’unica opportunità di impiego. C’è poi chi dalla “giostra” dei tirocini non riesce più a uscire. Nell’arco del triennio considerato, 13 tirocinanti su 100 hanno svolto tre o più tirocini, restando imbrigliati in un ripetersi di esperienze temporanee dal dubbio valore formativo e poco utili alla propria carriera professionale.

Il tema, dunque, sembra essere proprio questo: quando caratterizzato da un giusto connubio tra formazione e lavoro, ossia quando si configura come un’esperienza di lavoro realmente formativa e propedeutica ad un’occupazione più stabile, il tirocinio si rivela uno strumento utile non solo per far entrare in contatto i giovani in uscita dai percorsi di istruzione e formazione con il mondo del lavoro ma anche per aiutare disoccupati e inoccupati più adulti a reinserirsi nel mercato del lavoro. In caso contrario rischia di rivelarsi un’isolata esperienza lavorativa.

Per eventuali approfondimenti si segnala che alcune testimonianze sul tema dei tirocini in Veneto quali strumenti di inserimento lavorativo per i giovani, e non solo, sono state raccolte in un servizio di Rai Parlamento, andato in onda recentemente e ora disponibile sul sito www.rai.it.

  • Fonte: Redazione ClicLavoro Veneto

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