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Pubblicato il 07.11.2019

L’editoriale di ClicLavoro Veneto: il ruolo dei Centri per l’impiego nella gestione del Reddito di cittadinanza

In Veneto i percettori del Rdc sono circa 23 mila per un totale di oltre 53 mila persone coinvolte. Circa 15 mila quelli da convocare presso i Centri per l’impiego della regione per la firma del Patto per il lavoro

Secondo i dati Inps aggiornati a inizio ottobre 2019, i nuclei familiari che percepiscono il Reddito di cittadinanza in Veneto sono 22.446, per un totale di 53.556 persone coinvolte, cui si aggiungono 6.296 percettori della Pensione di cittadinanza. In Veneto si concentra quindi appena il 3% del totale nazionale dei percettori del Reddito, con un importo medio mensile di 444,13 euro a fronte di una media nazionale di 520,45 euro. Sostanzialmente omogenea la distribuzione provinciale: nel vicentino sono interessati 4.678 nuclei familiari, 4.666 a Padova, 3.946 a Venezia, 3.464 a Verona, 3.341 a Treviso, 1.746 a Rovigo e 605 a Belluno. Gli importi medi mensili variano dai 405,02 euro per le famiglie bellunesi ai 456,11 delle famiglie rodigine.

A circa nove mesi dall’entrata in vigore della nuova misura di politica attiva e di contrasto alla povertà e alla disuguaglianza, i dati sull’andamento dell’iniziativa nelle diverse regioni italiane consentono le prime valutazioni. Il Reddito di cittadinanza, riservato ai cittadini in difficoltà economiche e sociali, può essere richiesto dalle persone maggiorenni, residenti in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo, che hanno un valore ISEE del nucleo familiare inferiore ai 9.360 euro e un valore del patrimonio immobiliare (diverso dalla prima casa) non superiore a 30 mila euro.

Per poter ricevere il sostegno economico, fino a un massimo di 780 euro mensili, è però necessario, nella maggior parte dei casi, che tutti i componenti del nucleo familiare si rendano disponibili a intraprendere un percorso di reinserimento sociale e lavorativo, regolato da un Patto per l’inclusione sociale o da un Patto per il lavoro, a seconda del tipo di percorso necessario a superare la situazione di difficoltà del beneficiario. La mancata partecipazione alle attività previste può comportare la decurtazione, sospensione o cancellazione del beneficio, così come l’aver fornito dichiarazioni mendaci in fase di richiesta, il non accettare almeno una di tre offerte di lavoro congrue o lo svolgere attività lavorative non compatibili con l’erogazione del beneficio. 

Il ruolo dei Centri per l’Impiego nella gestione dei beneficiari del Reddito comprende la convocazione per il rilascio della Dichiarazione di immediata disponibilità (DID) e la stipula del Patto per il lavoro, entro 30 giorni dal rilascio, per i componenti del nucleo familiare che ne posseggono i requisiti, la verifica di eventuali condizioni di esonero, la stipula del Patto e l’avvio del percorso di accompagnamento al reinserimento lavorativo. I nominativi dei soggetti da convocare sono comunicati ai Centri per l’impiego dall’Anpal e consistono attualmente in circa 15 mila persone. Dal Patto per il lavoro sono esclusi i minorenni, i pensionati, gli over 65, i disabili, le persone rinviate ai servizi sociali dei Comuni per la stipula del Patto per l’inclusione sociale e altre categorie di beneficiari che per vari motivi non possono svolgere attività lavorativa. In occasione del primo colloquio con il Centro per l’impiego possono inoltre essere esonerati dalla sottoscrizione del Patto i componenti del nucleo familiare con carichi di cura legati alla presenza di soggetti minori di tre anni di età o di familiari con disabilità grave o condizione di non autosufficienza, chi frequenta corsi di formazione, i lavoratori disoccupati che conservano il loro status, pur lavorando, per motivi di reddito o che partecipano a percorsi di politica attiva, soggetti impegnati in un tirocinio, soggetti in determinate condizioni di salute e altre tipologie di beneficiari. Non rispondere alla convocazione può comportare la decurtazione dell’importo del Reddito.

Per supportare gli operatori dei Centri per l’impiego nella presa in carico e nella gestione dei percettori del Reddito di cittadinanza le Regioni possono avvalersi di circa 3 mila navigator, personale assunto da Anpal Servizi per fornire assistenza tecnica alle Regioni in materia di Rdc. Al Veneto ne sono stati assegnati 142, di cui 32 nei Centri per l’impiego dell’ambito di Verona, 27 a Venezia, 25 a Padova, 23 a Vicenza, 22 a Treviso, 9 a Rovigo e 4 a Belluno.

I dati di Veneto Lavoro, aggiornati al 31 ottobre 2019, consentono di delineare lo stato di avanzamento in regione della fase due dell’iniziativa, quella relativa alle convocazioni e alla stipula dei Patti per il lavoro. Secondo i nominativi forniti da Anpal, i percettori da convocare nei Centri per l’impiego del Veneto sono complessivamente 15.240. In 4.200 hanno già svolto un primo colloquio, mentre per altri 2.665 è stato fissato un appuntamento entro la fine dell’anno.Nel dettaglio, 2.700 hanno firmato il Patto per il lavoro, 1.500 sono stati esonerati o esclusi, mentre poco più di un migliaio non si sono presentati all’appuntamento, spesso a causa di alcune inesattezze nei dati forniti. Un quarto dei percettori totali, poco più di 4 mila, risulta già occupato, la maggior parte con contratto a tempo indeterminato o a tempo determinato. Si tratta principalmente di professioni a bassa qualifica, quali commessi, camerieri, cuochi, addetti alle pulizie, corrieri, badanti, operai metalmeccanici e braccianti agricoli.

Riguardo all'andamento delle convocazioni a livello provinciale, sono già stati convocati 1.970 beneficiari a Treviso, 1.460 a Padova, 1.400 a Verona, 1.110 a Venezia, 1.015 a Vicenza, 730 a Rovigo e 290 a Belluno. Mediamente, è stato convocato oltre il 50% dei beneficiari, con punte dell'85% a Treviso e dell'83% a Belluno. Il maggior numero di percettori già occupati si registra a Verona (970), Padova (circa 800) e Venezia (675).

 

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  • Fonte: Redazione ClicLavoro Veneto

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